Truccatori un giorno sì e l'altro pure. Farabutti in servizio presso una istituzione pubblica. Quindi tiratori di bidoni. Manipolatori di numeri e dati, hanno preso in giro una regione, la Sicilia, e l'Italia intera. Pubblicavano "dati falsi per evitare la zona rossa", in pratica scherzavano col fuoco, la pandemia in Sicilia. "Spalma i morti su più giorni", si sono passati la voce per turlupinare il virus e chi è tenuto ad occuparsene con serietà e rigore.

Una banda o che cosa? Un gruppo di incoscienti, e non si capisce con precisione al servizio di chi e governati da chi. Pare che il governatore della Sicilia, Musumeci, non ne sapesse nulla. Pare sia stato ingannato. Ma da chi e perché?

L'inchiesta della procura di Trapani "sui dati taroccati" condotta con i carabinieri del Nas e del comando provinciale è la causa di un sisma che ha stravolto la Sanità in Sicilia. Arrestata una dirigente della Regione, Maria Letizia Di Liberti. L'accusa è di "falso". Indagato l'assessore Ruggero Razza, che si è dimesso. E La Regione, martedì per la prima volta, non ha diffuso il bollettino quotidiano dell'emergenza Covid.

Ai domiciliari sono finiti anche due collaboratori della dirigente generale Maria Letizia Di Liberti. Il funzionario regionale Salvatore Cusimano ed Emilio Madonia, dipendente di una ditta che fornisce i flussi informatici all'assessorato. "Dobbiamo eliminare venticinque decessi", chiede la Di Liberti a Cusimano, che suggerisce: "Li mettiamo su Enna?". Ma è Catania che preoccupa la dirigente generale, "Minchia, abbiamo 2.100 da recuperare".

Quei dati erano fasulli, evidentemente truccati. Quaranta le falsificazioni contestate dal procuratore facente funzioni Maurizio Agnelli e dai sostituti Sara Morri e Francesca Urbani. I pm hanno chiesto il carcere addirittura per il dirigente generale Maria Letizia Di Liberti. L'inchiesta verrà trasferita a Palermo nei prossimi giorni.

"I deceduti gli devo lasciare o glieli spalmo?", chiedeva, intercettata, la Di Liberti all'assessore Razza. Risposta: "E spalmiamoli un poco". Il colloquio è del quattro novembre scorso. L'assessore nega le accuse e interrogato dal pm Agnelli si è avvalso della facoltà di non rispondere. I morti per covid da spalmare? "Facevamo riferimento al trasferimento materiale dei dati da trasferire sulla piattaforma, tenuto conto che sovente si riferivano a più giorni e non al solo giorno di comunicazione".

"Mille positivi? Sono assai. Mettine qualcuno su domani", pare chiedesse il dirigente generale Maria Letizia Di Liberti. "Minchia, perché hai detto che i casi erano quattrocento e ora sono duecentocinquanta'", l'obiezione manifesta del governatore Musumeci all'assessore Razza. E l'invito allo stesso, non da parte del presidente regionale però, di "stringiamo 'na picca", stringiamo un poco, riduciamo, la richiesta dell'assessore alla Salute al dirigente generale. E, all'improvviso, come in una malefica maledetta magia, d'incanto, quel giorno, il 27 dicembre, i positivi diventarono 1.020. Trenta in meno di quelli comunicati dal bollettino ufficiale nel pomeriggio.

Lo scandaloso, squallido, disgustoso giochino con i numeri. Il 19 marzo l'assessore Razza annuncia al presidente regionale Musumeci i numeri allarmanti su Palermo e la richiesta di una zona rossa. Ma il giorno dopo dà vita a una clamorosa marcia indietro, in quel momento inspiegabile. I quattrocento positivi sono diventati centoventisei. Mistero siciliano.

Quando poi, il quattro novembre, la Sicilia passa da zona gialla ad arancione, il dirigente generale Maria Grazia Di Liberti va fuori di testa. L'assessore Razza riesce solo a dire "è il fallimento della politica, non siamo stati in grado di tutelarci, i negozi che chiudono, se la possono prendere con noi, non siamo riusciti a fare i posti letto". La registrazione è una serie di botte e risposte. "Ma non è vero, reggiamo perfettamente". In realtà, il tono della voce della Di Liberti risulta un tantino flebile. "Oggi è morta una, perchè l'ambulanza è arrivata dopo due ore ed è arrivata da Lazzari".

Le carte sono sotto sequestro su disposizione del magistrato. E di conseguenza si evince chiaro il collasso della sanità in Sicilia. Sarebbe questo il motivo vero che avrebbe indotto "la banda in Regione" a truccare i numeri. "Un disegno di natura politica – osserva il gip Caterina Brignone - a cui sembra essere estraneo il presidente Musumeci, che anzi pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite".

Risulta con certezza che il governatore sia comunque molto arrabbiato con l'assessore Razza. Esplode Musumeci quando Palermo sta per diventare zona rossa e la Di Liberti lo informa che in città vi sono "cinquecento positivi". Poi, Razza a Musumeci. "Palermo zona rossa? Ah, no, i dati sono abbondantemente sotto i duecentocinquanta". Il presidente regionale all'assessore: "E minchia, allora perché mi avevi detto quattrocento?". Risposta: "No, ieri erano quattrocento, ma nella settimana sono stati 196...". Spariti all'improvviso duecento contagi". Con un colpo di bacchetta magica.

Il tocco di uno staff di truccatori. Un disegno scellerato. Il prezzo altissimo lo ha pagato e continuerà a pagarlo la popolazione siciliana. "Che non ha potuto conoscere la reale esposizione al rischio pandemico e comportarsi di conseguenza. Gli indagati sono del tutto dimentichi delle tragedie personali, familiari e collettive che stanno dietro quei numeri che avrebbero dovuto essere correttamente accertati e comunicati". Detto e scritto dal gip Caterina Brignone.

Quale immenso squallore, amici.

di Franco Esposito