Partita infinita. O piuttosto un match, il classico corpo a corpo. Precise caratteristiche indicano la tenzone come la più complessa e lunga partita a scacchi della recente storia italiana. Lentissimo e meditato il movimento delle pedine, e sullo sfondo la soluzione finale tutta da scrivere. E da indovinare. Esercizio questo non facile, domina l’impressione che necessita ancora un bel po’ di tempo prima che Atlantia, Aspi e Cassa Deposito e Prestiti raggiungano uno straccio di vera intesa. L’ultimo round se lo sono portati a casa i Benetton, veri domini in questa vicenda che prende le mosse, ricorderete, dal nefasto crollo del ponte Morandi, a Genova. I morti di quella sciagura gridarono immediata vendetta: ai Benetton va tolta innanzitutto la concessione delle autostrade. I colpevoli sono loro, vanno condannati, si alzò alto il grido degli uomini allora al governo gialloverde. Alcuni ci sono ancora, Luigi Di Maio è presente, ma non alza più la voce, chissà perché. Il tragicomico Toninelli spogliato del ministero che infelicemente gestiva, tra gaffe e non provvedimenti, e altri sono spariti.

Resta in piedi la partita infinita. Riprendono fiato i Benetton: bloccata la scissione di Aspi dalla holding che la controlla, Atlantia. Proprio questo chiedeva la famiglia maggiore azionista. A questo punto della fiera, la grande attesa è concentrata sulla prossima mossa di Cassa Deposito e Prestito. Cdp oggi presenta l’offerta. Mentre all’ex amministratore delegato Castellucci viene chiesta “la restituzione delle stock option, oltre ai bonus ricevuti”. Soldi veri, e tanti, non bruscolini. L’obbligo di restituzione comprende anche le rate di buonuscita già versate. I Benetton l’obiettivo che si erano prefisso lo hanno centrato. Quello di bloccare la scissione del cinquantacinque per cento di Aspi controllato da Atlantia. Insieme con Fondazione Crt hanno votato contro la scissione. Una vittoria per kappaò? Decisamente no, semplice successo ai punti: nessuno ha raggiunto infatti il, quorum deliberativo necessario. Pari ai due terzi del capitale presente all’assemblea straordinaria.

Ha votato il 72,32% del capitale. E di questo, 1.167 soci, poco più della metà, per un totale del 51,80, del capitale presente, che si è espresso per “la proroga dei termini della scissione dal 31 marzo al 31 luglio”. Contro ha votato il 48,06%; si è astenuto lo 0,14% del capitale. Compatto il voto dei fondi a favore della proroga. Da Gic a Hsbc, Norges Bank a Lazard. In sintonia con i fondi anche i proxy advisor. Obiettivo comunque centrato, raggiunto. Perché il vero motivo del contendere in assemblea non era vincere, ma bloccare la proroga. In quanto ai Benetton, forse, non interessava forzare troppo la mano, Tantomeno l’obiettivo poteva consistere nella ricerca di nuovi alleati. Il prossimo passaggio, che è anche il più atteso, è la valutazione dell’offerta Cdp. E se viene considerata ricevibile dal consiglio d’amministrazione della società dei Benetton, che dovrà demandare la scelta finale all’assemblea dei soci. Ma non è tutto, dovendo scoprire se l’assemblea sarà ordinaria oppure straordinaria. Passaggi non semplici.

I quorum per decidere sono molti diversi. Anche azionisti di una certa rilevanza, di peso sicuro, sarebbero avvantaggiati da un’assemblea ordinaria. È il caso di Edizione. Appare di conseguenza inevitabile l’intervento dei legali. Peraltro già allertati, per studiare gli aspetti giuridici da rispettare nei passaggi decisivi. Intanto, però la nuova offerta ancora non c’è. Come detto, Cdp la presenterebbe oggi. I Benetton la riterranno all’altezza? Salvo ulteriori rinvii, non ipotizzabili, la situazione potrebbe apparire chiara in via definitiva. Dietro le quinte dell’assemblea pare abbiano orientato la situazione quelle che gli specialisti definiscono “fonti di mercato”. Sembra infatti che l’ad di Atlantia, Carlo Bertazzo, con maggiore attenzione, abbia preso in considerazione le richieste dei Benetton. Il management di Atlantia ha avuto sempre un occhio di riguardo verso le istanze di tutti gli azionisti. Ritiene che vadano valutate. E il socio Edizione rientra tra questi. Logico quindi che i vertici aziendali prendano atto delle aspettative anche dei Benetton. E quando il gioco si fa duro entrano in campo i duri.

Quelli veri cominceranno a partire dalla nuova proposta di Cassa Deposito e Prestiti. È possibile, forse anche probabile, che venga sottoposta ad Atlantia già in nottata o il giorno dopo. A quel punto è prevedibile che i Benetton procedano al cambiamento di strategia. Giocheranno duro davvero i padroni? Dichiarato pubblicamente, i loro auspicio è che l’offerta “venga negoziata prima e valutata poi con la massima attenzione dal cda di Atlantia. E sottoposta al voto dell’assemblea. I consiglieri della società sono preallertati per domani. Saranno chiamati a valutare un’offerta cash di 9,1 miliardi, per tutta Aspi, un ricco sconto sulle garanzie a fronte di possibili danni legali e l’impegno di restituire ad Atlantia i ristori che arrivassero in conseguenza del mancato traffico causa Covid. Quattrocento milioni.

FRANCO ESPOSITO