Gente d'Italia

Vaccino corporativo e sacrificio degli anziani

di Giuseppe Musmarra

Un popolo di poeti, di eroi, di santi e di navigatori. E anche un popolo di preti, giornalisti, ingegneri, avvocati, magistrati, insegnanti ognuno preso dalle proprie rispettabilissime ragioni, perché le ragioni proprie sono sempre in fondo rispettabili, soprattutto per noi stessi. Quanto sta avvenendo sulle vaccinazioni pone di fronte all’evidente (e un po’ triste) constatazione che l’impianto culturale di una parte degli italiani è rimasto concettualmente di stampo fascista, ossia un impianto corporativo a prescindere, purtroppo anche a prescindere dalla realtà, che in questo devastante fenomeno pandemico ci presenta le sue tristi evidenze. Eccezion fatta, e per ovvie ragioni, per il personale sanitario, aver fatto prevalere nelle vaccinazioni, purtroppo a fronte di pochissime dosi disponibili, le esigenze delle corporazioni rispetto a quelle delle persone anziane e dei più fragili è una scelta semplicemente incredibile. Uno scandalo autentico tra tanti scandali presunti, e su cui troppo a lungo si era taciuto. E giuste, sacrosante appaiono al riguardo le parole del presidente Draghi, il quale, evidenziando la babele di priorità di alcune Regioni stabilite in tema di vaccino, le ha accusate senza tanti giri di parole di “trascurare gli anziani in favore di altri gruppi”. Le pressioni delle corporazioni, oggi si direbbe delle lobbies delle professioni, soprattutto in ambito locale risultano naturalmente fortissime, ognuna ovviamente con un fondo di giustificazione possibile. Volete forse che un prete non corra rischi durante le confessioni? O che un cronista non corra rischi durante il lavoro tra la gente, o che un avvocato non corra rischi in tribunale o che un insegnante (figuriamoci) non ne corra in classe? Certo che ne corrono: però la priorità, elementare, sarebbe mettere immediatamente in sicurezza chi è più fragile, ossia salvare le persone anziane e chi ha avuto problemi di salute pregiudizievoli: non fosse altro per il non trascurabile fatto che sono soprattutto queste due tipologie di persone a rischiare più di ogni altro di lasciarci la pelle. È possibile che questa corsa al vaccino corporativo sia in fondo la spia di un malessere più globale, ossia del pessimismo di non crede per principio nelle autorità, di chi è pronto a vedere ogni specifica, sacrosanta legittimità dei propri diritti tuttavia del tutto trascurando quelli altrui, la spia di un pessimismo e in fondo di una paura, una paura di tutti, come magistralmente un po’ cantava Lucio Dalla, “paura degli automobilisti, dei linotipisti, siamo i gatti neri, i pessimisti, siamo i cattivi pensieri, e non abbiamo da mangiare”. Per quanto è davvero profondo, e cupo, il nostro mare

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