In tempi di non pandemia la Galleria degli Uffizi di Firenze, ospitato nel palazzo costruito da Giorgio Vasari nel 1560 su ordine di Cosimo I de’ Medici, era uno dei musei più visitati al mondo grazie ai suoi capolavori del Rinascimento italiano e dei maestri della tradizione tedesca, fiamminga, olandese e francese. Tra gli artisti più conosciuti, troviamo Cimabue, Giotto, Duccio di Buoninsegna, Simone Martini e i fratelli Piero e Ambrogio Lorenzetti. Ma c’è un tesoro segreto nascosto negli Uffizi, chiuso da una porta blindata, un gigantesco caveau custodito nel mezzanino dell’edificio vasariano. Si tratta di ben 3.000 opere d’arte depositate in una serie di stanze che corre esattamente sotto all’ala di levante della Galleria. Cinquecento metri quadrati per migliaia di capolavori per lo più sconosciuti o poco conosciuti. Una riserva straordinaria per la prima Galleria d’Italia, un numero sufficiente ad allestire un’altra Galleria degli Uffizi. Ma, allora, perché non metterla a disposizione della gente?

L’idea è venuta al direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, che la ha presentata in un'audizione in Commissione cultura del Consiglio regionale della Toscana. Si chiama “Uffizi diffusi”, un progetto di diffusione dell'arte sul territorio toscano e non solo, messo in cantiere dal museo fiorentino che coinvolgerà un numero imprecisato di sedi, almeno 60, ma forse 100, utilizzati in più di un anno. Schmidt ha spiegato che il cuore dell'operazione sarà la villa medicea Ambrogiana di Montelupo fiorentino, dove saranno esposte centinaia di opere d'arte, che del resto non faranno altro che tornare a casa, perché proprio lì erano accolte nel Seicento. Il direttore degli Uffizi ha chiesto collaborazione agli enti dello Stato per il restauro architettonico della villa di Montelupo, una delle più antiche e importanti al mondo.

«La Regione parteciperà anche economicamente al progetto del direttore Eike Schmidt: così si fa degli Uffizi una Galleria toscana»: il presidente della Regione Eugenio Giani punta a portare in varie sedi della regione le opere finora chiuse nei depositi, diventando altrettanti nuovi piccoli Uffizi. Oltre alla Villa Ambrogiana di Montelupo, già sede dell’ospedale psichiatrico giudiziario, verranno subito adibite adeguatamente la Villa Medicea di Careggi, i musei civici di Pescia e Anghiari e il centro visite delle Foreste Casentinesi a Castagno d’Andrea. Il governatore crede al progetto: «Lo appoggio in pieno, tanto che posso annunciarlo fin da ora: nella Villa medicea di Careggi è previsto anche un museo di storia della medicina. Per Giani di particolare valore è l’utilizzo dell’Ambrogiana che sarà casa della bellezza, al posto del dolore di un ospedale psichiatrico giudiziario. La “delocalizzazione” porterà la galleria a dilagare in città e musei fuori dalle mura fiorentine, rendendo visibili a medio o lungo termine molte opere “nascoste” nei depositi, secondo un principio che rende conto dell’identità e del territorio dei luoghi prescelti.

«Dobbiamo farci trovare preparati al ritorno del turismo globale e massiccio – ha spiegato Schmidt - nel momento in cui la pandemia finirà. L’idea del policentrismo è virtuosa perché spalmerà il turismo su più centri d’attrazione e li renderà compartecipi alla fioritura economica. Dobbiamo pensare sempre più nei termini di regione d’arte e non solo di città d’arte. Questo è il prossimo step. Il museo diffuso sarà il modello del ventunesimo secolo, peraltro già adottato in Inghilterra alla Tate e al Victoria and Albert Museum. Noi saremo i primi in Italia». Nascerà così in Toscana il turismo slow, collegandosi a tutte le attività dei territori, dall’enogastronomia allo sport all’aria aperta, dal paesaggio ai centri storici. «Non si tratta di allargarsi come Uffizi, - aggiunge il direttore, - ma di lavorare in assoluta parità con realtà più piccole per sviluppare progetti insieme».

La scelta delle opere e dei luoghi dove esporle «renderà conto non solo dell’opportunità turistica, ma prima di tutto dell’identità di un territorio e di chi ci vive. Ci sarà uno specifico legame, insomma, tra le opere e i musei dove saranno trasferite. L’esperienza dell’esposizione della Tavola Doria, copia della leggendaria Battaglia di Anghiari di Leonardo, ha raddoppiato le presenze al Museo di Anghiari, e questa sarà la strada che seguiremo. Nel 2021 porteremo, ad esempio, a Castagno di Andrea il ritratto di Dante realizzato proprio da Andrea Del Castagno, dopo il restauro all’Opificio. In questo caso il luogo non ha solo un legame con l’artista, ma anche con il soggetto raffigurato: Castagno ha un ruolo decisivo nella vita di Dante, che vi si fermò prima della condanna all’esilio. A Careggi, centro propulsore dell’umanesimo - prosegue il direttore degli Uffizi - contribuiremo all’operazione corale guidata dal presidente della Regione Eugenio Giani esponendo opere relative alla nascita dell’Accademia neoplatonica di Ficino che nella villa ebbe sede e che illustreranno il momento dello studio filologico della letteratura classica greca e latina».

In alcuni casi, saranno necessari lavori di recupero. I più ingenti, a Montelupo, operazione di rilevanza internazionale, oltre che il recupero di un bene eccezionale: più di 20 mila metri quadri di ampiezza, l’architettura del Cinquecento che ha resistito quasi intoccata al tempo. Fu prima prigione, poi ospedale. I due periodi di massima fioritura della villa furono quelli di Ferdinando I e di Cosimo III, a cui appartengono tante opere importanti nei nostri depositi».  Per l’Ambrogiana c’è la possibilità di attingere a fondi europei e di proporla per la tutela dell’Unesco. Cinquantadue anni, tedesco, una laurea ad Heidelberg e una prestigiosa carriera sul campo in America e poi alla casa d’aste Sotheby di Londra, Schmidt si è insediato nel 2015 ottenendo ottimi risultati che ora spera di espandere a livello regionale, cogliendo le possibilità di rilancio offerte dai fondi in arrivo con il Recovery Plan. Con metà delle opere esposte e metà in magazzino, gli Uffizi diventeranno il perno di un grande museo territoriale anche per non intasare di turismo la cerchia di Firenze, già sovraccarica di offerte prima del Covid. Così come il vino toscano non deve invecchiare in cantina, pure le opere d’arte non resteranno imballate nei depositi.

Elke Schmidt da sette mesi ha iniziato una serie di verifiche e sopralluoghi in vari centri toscani, che prosegue e conta di intensificare. Ne è nata una prima mappa di luoghi da cui partire, ben conosci che saranno necessari fondi per interventi strutturali, allestimento e climatizzazione per garantire la adeguata conservazione di cimeli centenari tanto fragili. E non sono mancate nuove adesioni: ad esempio Livorno offre una bellissima palazzina liberty da anni in disarmo sul lungomare, che ha le carte in regola per accogliere quadri e oggetti d’epoca che il museo fiorentino sembra interessato a concedere. L’isola d’Elba ha trovato ampia disponibilità al prestito di una serie di quadri che rievocano le imprese, i fasti di corte, la caduta di Napoleone e il perdurare del suo mito. Quest’anno peraltro è il bicentenario della morte di Napoleone (5 maggio, “ei fu, siccome immobile…”) e l’isola, Covid permettendo, sta preparando diverse iniziative, in collegamento con la Corsica e le tante città italiane toccate dalle imprese del Grande Insonne.

Portare all’Elba una vasta raccolta di opere riguardanti Napoleone, oltre a quelle che già si possono ammirare nelle due residenze elbane, aggiungerebbe prestigio e spessore alle celebrazioni. Anche il luogo prescelto per portare sull’isola i dipinti napoleonici degli Uffizi sembra perfetto, ossia il Forte Falcone a Portoferraio, fatto costruire a metà del Cinquecento da Cosimo I° dei Medici come presidio del Granducato di Toscana su tutto l’Arcipelago. L’imponente costruzione, riportata da qualche anno alla sua originaria bellezza, si trova accanto al Forte Stella e a una delle residenze napoleoniche, sulla sommità della collina di Portoferraio, il capoluogo dell’isola dove il corso visse tra il 1814 e il 1815.

MA. FER.