AstraZeneca, si va a chiedere alla scienza (in questo caso Ema, Agenzia Europea del farmaco) quel che la scienza, proprio perché è tale, non può dare. Si chiede alla scienza di dare il via, il timbro, la legittimazione e la natura scientifica ad una scelta che è invece politica. Politica nel senso di individuazione, realizzazione e difesa dell'interesse collettivo. Si chiede alla scienza di dire cosa è meglio per la res publica, ma questo è compito, privilegio e fatica e responsabilità della politica, non della scienza.

Principio di precauzione

Il nesso causale, cioè il rapporto causa-effetto tra vaccinazione mediante AstraZeneca e i casi di trombosi cerebrale (cerebrale che è patologia rara, non normale trombosi che è invece patologia molto diffusa) finora, se c'è, non è stato trovato. Però accade che casi di trombosi cerebrale si registrino in rapporto di circa uno ogni duecentomila in soggetti vaccinati con AstraZeneca. Non si se sia il vaccino a favorire l'insorgenza di questi casi, si ipotizza possa accadere mediante il meccanismo dell'auto anticorpo, cioè una reazione anticorpale che attacca le piastrine del sangue e induce quindi il trombo cerebrale. Ma, appunto, si ipotizza.

Trombosi in Italia se ne registrano centinaia di migliaia l'anno e sarebbe assurdo attribuirle al vaccino. Però le trombosi cerebrali sono poche e quelle registrate presentano l'anomalia del basso numero di piastrine. Questo legittima il dubbio che un legame col vaccino ci possa essere, ma è appunto un legittimo dubbio. La scienza finisce qui le sue risposte, altre oggi non può darne. La scienza non è stella fissa, prosegue la sua ricerca e forse, probabilmente, domani ne saprà di più. Ma oggi la scienza oltre non può dire. E la parola spetta alla politica. Che può parlare due lingue, anzi tre.

La prima lingua possibile della politica è quella che declina e privilegia il principio di precauzione. Non so perché succede, succede rarissime volte ma succede, forse dipende dal vaccino, è possibile anche se non certo che sia così quindi, scegliendo e privilegiando il principio di precauzione, limito o sospendo la vaccinazione e il vaccino sospetti. Al principio di precauzione   il sospetto basta per entrare in funzione ed agire. E' il principio di precauzione e non l'evidenza scientifica, ad oggi, ad essere alla base delle limitazioni attese per l'uso di AstraZeneca.

Il principio di efficienza

E' presto detto: 10 milioni di vaccinazioni, cioè 10 milioni di vaccinati, cioè potenzialmente un milione di contagiati, cioè trecentomila afflitti da Covid sintomatico severo e quindi ricoverati, cioè trentamila in terapia intensiva, cioè diecimila morti alla fine del ciclo della patologia. Dall'altra parte 30 casi di trombosi cerebrale non tutte mortali e non attribuibili con certezza al vaccino. Il principio di efficienza declina al riguardo una sorta di: anche se fosse, ammesso e non concesso che sia, diecimila morti in meno valgono eccome la pena di un rischio per trenta.

E' il principio di efficienza e non l'evidenza scientifica, ad oggi, ad essere alla base del continuare a vaccinare con AstraZeneca da una certa età in su. Perché è il principio di efficienza a dire: sopra i 60 o i 70 anni il rischio di morte in caso di Covid è di circa il due per cento e il rischio di trombosi è di circa lo zero virgola qualcosa. Quindi si vaccina. Sotto una certa età invece il rischio morte in caso di Covid è di zero virgola qualcosa, un qualcosa sempre in più del rischio trombosi cerebrale ma non così tanto qualcosa come negli anziani.

La scelta politica spetta ai governi

La scelta tra principio di precauzione e principio di efficienza spetta ai governi. Non è obbligatoriamente e sempre una scelta tra bianco e nero, una scelta tra strade divergenti al bivio. Spesso la scelta è un calibrato o meno mix tra i due principi, spesso è un navigare prudente tra gli opposti scogli del tutto prudenza o tutto efficienza. Talvolta al gestore politico, ai governi piace scegliere.

Stavolta invece no, stavolta la politica vorrebbe parlare un terzo linguaggio, vorrebbe farsi dettare le parole dalla scienza. Stavolta la politica ha la tentazione di delegare alla scienza la sua responsabilità. Sotto pressione massiccia delle notizie di popolo (il mix tra voce di gente, vento di social e informazione classica corriva e complice), sotto pressione di un qualcosa che si auto alimenta in maniera esponenziale nel corpo sociale (la mala informazione sposata alla mala nozione) i decisori politici vorrebbero non scegliere tra i due principi, precauzione o efficienza. Ma sono all'angolo e dovranno, devono farlo.

Danni ed effetti collaterali

In ogni caso e loro malgrado con danni ed effetti collaterali. Se si limita l'uso di AstraZeneca senza sapere bene perché ma in base al principio di precauzione, allora vi sarà rigetto del vaccino AstraZeneca e diffidenza verso la vaccinazione stessa qualunque sia il vaccino. E, per l'Europa, non vi saranno dosi vaccino sufficienti per immunizzare settanta per cento popolazione entro l'estate. Se si continua con AstraZeneca senza limitazioni d'uso è probabile vi siano altri casi di trombosi cerebrale, sia pur nella proporzione attuale. La Gran Bretagna ha privilegiato il principio di efficienza, la Ue sta per scegliere quello di precauzione. La scelta giusta in assoluto non c'è, è una scelta politica e quale che sia, ha i suoi costi e i suoi benefici.

Lucio Fero