Stangata in arrivo per i paperoni di New York. Lo Stato ha approvato un aumento delle tasse per chi guadagna oltre un milione di dollari l’anno, introducendo anche due nuove aliquote che colpiscono chi ha redditi superiori ai cinque e ai 25 milioni. Una vera batosta per i super ricchi che risiedono nella Grande Mela.

Sommando alle tasse statali quelle da pagare alla città si troveranno alle prese con un’aliquota fra il 13,5% e il 14,8%, la più alta d’America. Se poi si conteggiano anche le tasse federali, secondo i calcoli di alcuni esperti, il tasso marginale schizza fino al 51,8%, più alto di quello dei paesi europei a maggior tassazione.

Un conto salato che rischia di innescare una fuga dalla città che per anni si è vantata di essere la capitale della ricchezza mondiale, dell’ambizione e del successo.

 New York infatti non è più la capitale mondiale dei miliardari: nell’ultimo anno – secondo Forbes – è stata superata da Pechino, che conta 100 super ricchi grazie ai 33 miliardari guadagnati nel 2020. La Grande Mela invece ne ha aggiunti solo sette, per un totale di 99.

Il grande sorpasso cinese, secondo alcuni osservatori, rischia di essere solo l’inizio. L’inasprimento della pressione fiscale potrebbe infatti innescare una fuga dalla città stile anni-1970, quando molti paperoni scelsero la Florida e le sue basse tasse.

La tentazione per i milionari è indubbiamente forte: le ferite del Covid sono evidenti in una New York privata delle luci di Broadway, della moda e dei suoi bar. Senza contare gli uffici chiusi e il grande interrogativo sulla loro riapertura.

Florida e Texas, le mete più ambite dai paperoni in fuga - La Florida guarda da lontano e dietro le quinte ha già lanciato la sua offensiva: oltre alle aliquote basse e alle migliori condizioni meteo, lo stato sta corteggiando banche, aziende e multinazionali per convincerle a trasferirsi o almeno spostare parte degli uffici.

Il sindaco di Miami punta a trasformare la città in un hub tecnologico e delle criptovalute, cercando di replicare il successo della Silicon Valley. Unico neo della Florida, secondo molti newyorkesi, è però l’assenza di vita culturale e soprattutto il fatto di essere uno stato repubblicano, dove fra l’altro risiede uno dei newyorkesi più odiati, l’ex presidente Donald Trump.

E così sono salite di recente le quotazioni del Texas: a piacere è la liberal Austin, città universitaria scelta anche da Elon Musk, il patron di Tesla, che l’ha preferita alla California.