Di GIORGIO MERLO

A Che un partito di centro, o meglio una “politica di centro”, decolli in vista delle prossime elezioni politiche è un fatto abbastanza naturale. Nonché scontato. Fuorché qualcuno pensi, del tutto simpaticamente, che il partito dei 5 stelle - cioè il partito antisistema, populista e anti politico per eccellenza - possa rappresentare, oggi, con una versione di partito di centro o liberal/moderato, una posizione politica che nel nostro Paese ha sempre avuto un ruolo decisivo e determinante in tutti gli snodi più delicati. O, peggio ancora, affidare le sorti di questo grande patrimonio politico e culturale a personaggi che si caratterizzano prevalentemente per la loro inaffidabilità politica. Tutto ciò, almeno sino a prova contraria, non dovrebbe logicamente e politicamente accadere. Ora, se è vero che una “politica di centro” si caratterizza prevalentemente sui contenuti e sullo “stile” nel declinare concretamente l’iniziativa politica, è altresì vero che un soggetto politico che respinge alla base qualsiasi forma di radicalizzazione del conflitto politico, non può non contemplare al suo interno delle culture politiche. E, sotto questo profilo, almeno due componenti nel futuro non potranno essere assenti. Da un lato l’area cattolico popolare e sociale che continua a credere che la politica sia credibile, oggi, nella misura in cui riesce a porre anche e soprattutto la “questione sociale” al centro della sua agenda politica. E l’altra il recupero, attivo e non ideologico, della componente “verde” che non può essere confusa con un vago richiamo alle posizioni ambientaliste - tardo ideologiche e settarie - ma, al contrario, saper recuperare sino in fondo le ragioni che hanno a che fare con il governo del “creato”. E quindi con un nuovo modello di società. Del resto, “questione sociale” da un lato e una nuova e rinnovata “questione ambientale” dall’altro non sono nient’altro che il recupero di due dimensioni essenziali che sono e restano centrali nella società contemporanea. E non solo a livello nazionale ma europeo. E proprio le due ultime encicliche di Papa Francesco, la “Laudato sì e “Fratelli tutti” affrontano queste tematiche con un grande slancio ideale, se non addirittura con una valenza profetica. Ma, per non scomodare lo straordinario magistero di Papa Francesco e per restare rigorosamente sul terreno squisitamente politico, non possiamo non evidenziare che per declinare una politica di centro, e quindi anche un progetto politico di governo, queste due grandi questioni non possono non essere protagoniste. E su posizioni di avanguardia però, cioè che sappiano superare le ruggini del passato. Ideologiche o meno che siano non fa alcuna differenza. Certo, un progetto e una politica di centro devono anche, al contempo, saper recuperare uno stile che sappia archiviare buona parte di tutto ciò a cui abbiamo assistito in questi ultimi anni. Cioè dopo la vittoria delle forze populiste e demagogiche alle ultime elezioni del marzo 2018. E, al riguardo, a poco valgono le conversioni improvvise e tardive di chi si rende conto che, pur di restare al potere, deve modificare a 360 gradi la propria concezione della politica e della società. Quello, semmai, si chiama trasformismo. E quindi serve uno stile, che poi non è soltanto metodo ma anche merito, che si può sintetizzare in alcune parole d’ordine che pero sono cariche di contenuto. E cioè, cultura della mediazione, senso dello Stato, rispetto delle istituzioni democratiche, rifiuto di ogni sorta di radicalizzazione, alternativi a qualsiasi deriva antisistemica, anti politica e trasformistica, cultura di governo e disponibilità all’ascolto e al dialogo. Insomma, l’esatta alternativa rispetto all’ideologia populista che abbiamo conosciuto e sperimentato in questi anni di governo dopo l’affermazione del grillismo. Ecco perché è sempre più indispensabile, nella nuova e futura geografia politica italiana, individuare e ricostruire una forza politica che sappia affrontare in termini del tutto innovativi le grandi questioni che si affacciano alla nostra attenzione. E la “questione sociale” e la “questione ambientale” sono destinate a essere sempre di più centrali per la futura agenda politica italiana