L’Italia, con i suoi 8mila chilometri di coste, trentadue aree marine protette, nove arcipelaghi, ventisette isole minori, oltre cinquecento tra porti e approdi e un’economia legata al mare che contribuisce per il 3 per cento al Pil del Paese, senza contare al benessere fisico e mentale per chi frequenta o vive in quei luoghi, non possiede un ministero che gestisca questo immenso patrimonio. Sul mare si sviluppa la gran parte delle attività produttive proprie dell’uomo: i trasporti lungo le linee di comunicazione marittime, il flusso di petrolio e gas, l’attività della pesca e dell’acquacoltura, lo sfruttamento delle risorse energetiche e minerarie individuate al di sotto dei fondali marini e la ricerca scientifica e biotecnologica. La globalizzazione dell’economia e lo sviluppo della società in rete ha creato una intrecciata interdipendenza di Paesi geograficamente lontani ma coinvolti nella stessa catena produttore/consumatore, il cui elemento di continuità è rappresentato dalla globalizzazione di merci, informazioni e risorse energetiche.

Il Mar Mediterraneo è un mare unico per la sua storia e posizione geografica, un’immensa risorsa economica, sociale ed ambientale da valorizzare e tutelare per il benessere dell’umanità intera e per il rilancio commerciale del Nord Africa. La ricchezza dei suoi ecosistemi è caratterizzata da una varietà di ambienti marini e costieri e di specie animali e vegetali talmente eterogenea da essere difficilmente riscontrabile in altri contesti geografici. La blue economy è la naturale prospettiva economica dei paesi legati al Mediterraneo e se a ciò si aggiunge la presenza di testimonianze archeologiche, storiche e le innumerevoli peculiarità paesaggistiche, si comprende l’importanza e la necessità di tutelare l’ecosistema marino quale patrimonio materiale e immateriale dell’umanità.

Inserire nel Comitato interministeriale alla presidenza del Consiglio per la Transizione ecologica (Cite) una consulta che metta insieme i dicasteri che hanno competenza sui temi del mare appare una priorità che l’Associazione Ambientalista Marevivo Onlus rilancia come urgente priorità della nostra Penisola. Marevivo ha lanciato tale proposta, con una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, ha riportato attenzione alla tematica in Commissione Ambiente al Senato durante le audizioni sul Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e inoltre è stato presentato a firma dell’Onorevole Paola Deiana un emendamento al decreto legislativo sul riordino delle attribuzioni dei ministeri.

Nel Pnrr che dovrebbe portare alla transizione ecologica, il mare è assente, come lo è nei sei obiettivi del Comitato interministeriale in via di costituzione alla presidenza del Consiglio per la Transizione ecologica. L’Unione europea chiede di dare centralità all’ambiente e alla tutela del patrimonio liquido, offrendo le risorse economiche per farlo. In Italia parlare di ambiente, senza parlare di mare, è impossibile. Richiamare l’importanza di questi argomenti che puntualmente vengono dimenticati è una necessità non più rinviabile anche se l’ambiente e il mare, non rientrano mai nelle priorità strategiche del nostro Paese e ci si accorge della loro essenzialità, solo quando scoppiano tragedie ambientali come il recentissimo attacco e il conseguente disastro ai Faraglioni di Capri smantellati dai pescatori di frodo di datteri di mare.