di GIULIA BELARDELLI

Per alcuni, consultare le previsioni del tempo è un atto quotidiano, un gesto quasi automatico per prendere una serie di decisioni: se portare con sé l’ombrello oppure no, quali scarpe mettere, se uscire in moto o optare per un altro mezzo. Per altri, è una perdita di tempo: spesso non ci azzeccano, e poi perché farsi rovinare l’umore se alla fine deve piovere lo stesso? Ecco, se siete di questa seconda scuola, meglio non andare avanti nella lettura. Se invece credete che sapere in che direzione andrà probabilmente il futuro possa essere di qualche utilità per provare a co-creare insieme a lui, allora accomodatevi pure. Il tema è grosso perché si parla delle tendenze chiave che ci si aspetta modelleranno il mondo dei prossimi due decenni. Orizzonte 2040. Si tratta, purtroppo, di previsioni per lo più fosche, come sintetizza alla perfezione un titolo di Axios: il futuro globale sembra sempre più buio e tempestoso. La fonte di queste analisi è il Global Trends Report, un’analisi sui trend globali realizzata ogni quattro anni dal National Intelligence Council degli Stati Uniti con una prospettiva internazionale. Si tratta di un esempio di previsione strategica, la scienza - e l’arte - di utilizzare le tendenze passate e presenti per produrre diversi scenari sul futuro a medio e lungo termine. Lo scopo – precisano gli autori – non è prevedere come sarà il mondo da qui al 2040, ma fornire ai decisori politici e ai cittadini un quadro analitico per navigare al meglio un futuro incerto e provare a immaginare cosa potrebbe esserci oltre l’orizzonte. Con una postilla: molto dipenderà da come verranno usate e sviluppate le nuove tecnologie. La struttura geopolitica del mondo – afferma il rapporto – sembra destinata a diventare sempre più frammentata e fragile, segnata dalla competizione per la leadership mondiale tra Stati Uniti e Cina. I cittadini delle democrazie diventeranno sempre più insoddisfatti dei loro leader, ma questo processo – seppure con dinamiche diverse – riguarderà anche le autocrazie. La risorsa più scarsa nei decenni a venire non sarà il petrolio o i metalli delle terre rare, ma la fiducia sociale. Secondo l’Edelman Trust Barometer 2020, la maggior parte degli intervistati in più della metà dei Paesi coinvolti nella ricerca è pessimista sul fatto che loro e le loro famiglie staranno meglio nei prossimi cinque anni, con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente. L’esperienza profondamente diseguale della pandemia ha esasperato le divisioni sociali nel modo in cui ci si immagina il futuro: mentre la fiducia nelle istituzioni è aumentata negli ultimi 20 anni tra le parti più istruite e ricche della popolazione, più della metà del resto della popolazione negli ultimi dieci anni ha affermato che il “sistema” li sta deludendo. Per un motivo molto semplice: li sta lasciando naufragare. Dal rapporto emerge la paura di tornare indietro, dopo decenni di progresso globale contro la povertà estrema e le malattie. Lo scorso anno, a livello globale, circa 150 milioni di persone sono uscite dalla classe media, segnando la prima inversione di rotta dagli anni ’90. L’aumento delle aspettative improvvisamente deluso dall’inversione della crescita è una ricetta per il pessimismo, la rabbia e la frammentazione sociale, che potrebbero essere ulteriormente alimentati da un uso di Internet come cassa di risonanza delle proprie frustrazioni. Che la demografia giochi a sfavore dei Paesi più ricchi è cosa nota, e gli autori non mancano di ribadirlo. Nei prossimi 20 anni, le popolazioni dei Paesi più ricchi invecchieranno e in alcuni casi inizieranno a rimpicciolirsi, mentre qualsiasi rallentamento della crescita della popolazione si concentrerà nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale. Questo produrrà “enormi sforzi su infrastrutture, istruzione e sanità” nelle megalopoli che non si saranno preparate a sufficienza, e qui la campanella suona drammaticamente per l’Italia. Un altro trend abbastanza certo è l’intensificazione del cambiamento climatico, che secondo gli analisti “porterà a un mondo meno sicuro e più soggetto a crisi, con il risultato di mettere a dura prova le istituzioni globali”. Il rapporto delinea cinque scenari per il futuro, che vanno da una rinascita democratica guidata da un’America più forte e unita a un mondo caotico in cui nessun Paese è abbastanza potente per contrastare le sfide che dobbiamo affrontare. Non trattandosi di previsioni del tempo ma di modelli complessi basati su una pluralità di fattori, il rapporto non offre soluzioni facili come “prendere un ombrello” o “indossare un cappotto”. Fornisce tuttavia alcuni spunti per camminare verso il futuro con più consapevolezza. Il futuro che avremo – affermano gli autori - dipenderà in gran parte dalla tecnologia: intelligenza artificiale e automazione, energia pulita, editing genetico e altro ancora. “La tecnologia sarà una strada chiave per ottenere vantaggi attraverso l’adattamento. Ad esempio, i Paesi che riusciranno a sfruttare gli aumenti di produttività derivanti dall’intelligenza artificiale (AI) avranno un’espansione economica che potrebbe consentire ai governi di fornire più servizi, ridurre il debito pubblico, finanziare parte dei costi di una popolazione che invecchia e aiutare alcuni Paesi emergenti a evitare la trappola del reddito medio”. Se il progresso tecnologico riuscirà a far ripartire la crescita economica per tutti, prevenendo i peggiori effetti del cambiamento climatico, il mondo nel 2040 sarà un posto molto più facile in cui navigare. Il tutto al netto della comparsa di eventuali fattori X che potrebbero cambiare radicalmente le carte in tavola. Ad esempio? Un’invasione cinese di Taiwan, una pandemia molto più grave di quella ancora in corso, un balzo in avanti verso un’intelligenza artificiale generale. L’invito, in ogni caso, è a non fare come gli struzzi su ciò che è chiaro sin da ora.