di Matteo Forciniti

In assenza di poter tornare a organizzare eventi le sale da festa potranno funzionare come bar e ristoranti. Questa la decisione presa dall'Intendencia di Montevideo per cercare di far respirare un settore che sta attraversando in crisi profonda dovuta alle chiusure imposte dall'emergenza sanitaria che sta avendo il suo momento peggiore in Uruguay con un'impennata di contagi e di morti.

"I locali commerciali abilitati come sale per feste ed eventi sono stati uno dei settori più colpiti dalla pandemia causata dal Covid 19 che ha interessato, sia direttamente che indirettamente, migliaia di persone" si legge nella delibera comunale che è stata approvata venerdì.

All'interno delle restrizioni anti Covid decise dal governodal 23 marzo sono sospesi gli spettacoli pubblici e gli eventi sociali per una misura che è stata prolungata fino alla fine di questo mese.

Il provvedimento dell'Intendencia capitolina autorizza le sale da festa "ad operare esclusivamente come bar, caffetterie o ristoranti (anche da asporto) purché soddisfino tutti i requisiti indicati dalla normativa" tra cui "condizioni di sicurezza, igiene, orari di chiusura e capienza massima consentita". Tale concessione può essere "temporaneamente limitata, sospesa o revocata" nel caso in cui vengano osservate delle violazioni. Si tratta chiaramente di una misura di carattere temporaneo dato che resterà in vigore fino a quando il governo nazionale deciderà la riabilitazione degli spettacoli pubblici.

La decisione presa a Montevideo può rappresentare una grossa opportunità anche per la comunità italiana che sta attraversando un momento difficilissimo. La stragrande maggioranza delle sedi delle associazioni sono chiuse da oltre un anno e ciò potrebbe avere pesanti effetti per il mantenimento di queste sedi. Per alcuni reinventarsi può essere un'occasione di sopravvivenza.

I primi a cogliere l'opportunità del cambiamento sono stati i calabresi che hanno praticamente anticipato la proposta dell'Intendencia. Da diversi mesi, infatti, la sede della calle Rodó nel pieno centro cittadino funziona come bar e ristorante. Fino a poco tempo fa ogni mercoledì si svolgevano le classiche cene aperte al pubblico e con capacità limitata ma attualmente il ristorante è aperto solo per l'asporto. "Intraprendere questo percorso" -racconta il responsabile Nicolas Nocito- "per noi è stato più facile dato che noi potevamo già contare sulle autorizzazioni necessarie per gli stabilimenti gastronomici mentre la maggior parte delle sale da festa hanno i permessi solo per poter svolgere eventi e nient'altro". La tradizionale cena settimanale è stata sospesa subito dopo gli annunci dell'esecutivo ma Nocito crede e spera che si possa tornare nel mese di maggio: "Per la tranquillità di tutti preferiamo aspettare un altro po' di tempo dato che molti in questo periodo faranno la seconda dose del vaccino".

La strada scelta dall'Associazione Calabrese oggi rappresenta un'anomalia all'interno del panorama italiano ma non è escluso che in futuro altri gruppi possano seguire questo percorso.

Il Circolo Trentino e l'Associazione Abruzzese, ad esempio, affronteranno prossimamente l'argomento all'interno delle proprie commissioni direttive come hanno spiegato a Gente d'Italia i loro rappresentanti.

Per l'abruzzese Fernando Pizzuti ci potrebbe essere una possibilità in futuro sempre e quando la situazione sanitaria lo consenta: "Personalmente, in un momento delicato come questo con tanti contagi non vedo utile la proposta. Più avanti magari si potrebbe pensare di organizzare qualcosa come la vendita di cibo d'asporto a soci, sostenitori e vicini dell'Associazione".