DI MARCO FERRARI

Per il turismo che rinasce, ecco spuntare all’orizzonte un nuovo polo attrattivo: il Museo della Lingua Italiana in allestimento a Firenze, nella città di Dante Alighieri, dal 1583 sede dell’Accademia della Crusca, culla dell’idioma della penisola, scelto da Manzoni dopo la famosa frase “risciacquare i panni in Arno”. Ma come si fa a dedicare una struttura ad una lingua? “Questo sarà un museo diverso da quelli a cui siamo abituati, un'esperienza capace di consegnare al visitatore la ricchezza infinita della lingua, scritta e orale, antica e moderna, colta e popolare ad un tempo”: così ha dichiarato Claudio Marazzini, presidente dell'Accademia della Crusca, una volta stanziati i fondi da parte del governo. L’idea venne lanciata dal linguista Giuseppe Antonelli, che nel 2018 immaginò il progetto in un libro, “Il museo della lingua italiana” edito da Mondadori, sostenuta dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini, e ha trovato i promotori proprio tra i rappresentanti dell'Accademia della Crusca. La presidente onoraria della Crusca, Nicoletta Maraschio, aveva dato un’accelerazione con un articolo intitolato “Il Museo della lingua italiana: una svolta nella politica linguistica nazionale?”. Ora siamo alla fase fondamentale. Il museo sarà realizzato nel complesso di Santa Maria Novella, a pochi metri dalla stazione, gestito dal Comune di Firenze in collaborazione con l'Accademia della Crusca con in patrocinio dell'Accademia dei Lincei, dalla Società Dante Alighieri, dall'ASLI e dalla Treccani. Alla Crusca hanno le idee chiare: “La struttura – dicono - dovrà fornire una rappresentazione diacronica e sincronica dell'italiano, ripercorrendone la storia, rappresentandone le varietà, con un'attenzione particolare alla contemporaneità in evoluzione. L'esperienza che il museo permetterà al visitatore di fare sarà al contempo concreta e virtuale, grazie all'esposizione documentaria e la messa a disposizione di materiali multimediali, a garanzia di una visita immersiva e coinvolgente”. Entusiasta anche il sindaco di Firenze Dario Nardella: “Dal punto di vista tecnologico, l'allestimento sarà all'avanguardia all’interno dell’ex Monastero nuovo, il braccio più a ovest del complesso di Santa Maria Novella. Il finanziamento di 4 milioni e mezzo, stanziati dal Mibact nell'ambito del piano strategico Grandi progetti culturali, ci porta pensare che sarà pronto in un paio d'anni. Una grande novità per Firenze proprio nel settimo centenario della morte di Dante”. Per il materiale da selezionare è al lavoro un nutrito comitato scientifico, coordinato dal linguista Luca Serianni, in cui siederanno fra gli altri Paola Passarelli, a capo della direzione Biblioteche e istituti culturali del Mibact, l'ex ministro Massimo Bray, l'ex direttrice della Crusca Nicoletta Maraschio, e poi studiosi come Lucia Pizzoli, Giuseppe Antonelli, Paolo D'Achille, Michele Cortelazzo, Marco Mancini, Francesco Bruni, ma anche esponenti di istituzioni fiorentine come il rettore Luigi Dei, il soprintendente Andrea Pessina o il direttore del polo museale regionale Stefano Casciu. A loro il compito di trasformare un bene immateriale per definizione - la lingua, appunto - in un percorso espositivo accattivante e contemporaneo, attrattivo soprattutto per i più giovani e concepito per raccontare il lungo, complesso e affascinante percorso storico dell'italiano, dal primo documento contenente frasi in volgare, la Carta di Capua del 960, fino alle nuove evoluzioni di una quotidianità sempre più digitale. Nell'attesa che il comitato elabori i dettagli museologici e museografici, il progetto di allestimento prevede che il museo occupi due livelli dei quattro su cui si sviluppa l'edificio: al piano terra (600 metri quadrati) si troveranno l'area di accoglienza e quella per le mostre temporanee, mentre al primo (1.400 metri quadrati) sarà realizzata la parte espositiva permanente, secondo un percorso ad anello articolato in 15 sale tematiche suddivise in tre sezioni dedicate rispettivamente alla lingua antica, moderna e contemporanea. Completeranno il progetto aule per i laboratori e la didattica, guardaroba, bookshop e, nel piazzale interno, zone per il relax e ristoro. La nascita del museo è parte di un più ampio piano di riqualificazione delle aree conventuali occupate per un secolo dalla Scuola marescialli e brigadieri dei Carabinieri e tornate dal 2016 nella disponibilità di Palazzo Vecchio: un'area di 22 mila metri quadrati in cui sorgeranno anche spazi a uso civico, espositivo e congressuale, social housing e un presidio dell'Arma. I lavori partiranno entro l’anno, come conferma il ministro Franceschini: “È stato naturale – afferma - che nel dibattito che va avanti da molti anni sulla mancanza di un museo della lingua italiana, nel momento in cui lo Stato ha deciso di dare una risposta positiva, la scelta non poteva che essere Firenze". Obiettivo del ministro, un museo "proiettato sul futuro, che conservi la memoria, ma che attraverso le nuove tecnologie sia accessibile, didattico, adatto ai ragazzi, agli studiosi".

Quello del Museo della Liguria Italiana non è l’unico progetto che rivoluzionerà l’offerta culturale di Firenze: a venti anni di distanza dalla prima elaborazione, sarà realizzata la Loggia Isozaki agli Uffizi di Firenze con uno stanziamento di 12 milioni di euro. Questo è uno degli undici nuovi cantieri del Piano strategico «Grandi progetti Beni culturali». Gli altri cantieri riguardano il parco e il Museo archeologico di Sibari (Cosenza); il Museo d’Arte contemporanea di Rimini con la nascita di Part (Palazzi dell’Arte di Rimini), il parco di Palazzo Te a Mantova e, a Roma, Palazzo Silvestri Rivaldi e l’Archivio di Stato. E poi: la Casa dei cantautori liguri a Genova, l’Arsenale di Venezia, il Parco Archeologico di Laus Pompeia a Lodi e il complesso «Ca’ del Dutùr» a Monte Isola (Brescia).