di Franco Esposito

Un colpo basso da venti milioni al giorno. La mazzata che tramortisce lo Stato, azzerandone le entrate derivanti dal blocco di giochi e sommesse. Persi nel 2020 oltre cinque miliardi di gettito, come certificato dal bollettino statistico delle entrate pubblicato dal Dipartimento delle Finanze e ripreso dal Sole 24 Ore. La perdita complessiva percentuale è del 44,2% in meno rispetto agli 11,3 miliardi incassati dai Monopoli nel 2019.

Un terzo dei 150mila addetti rischia il posto di lavoro. La pandemia ha fatto saltare letteralmente il banco. Il settore del gioco pubblico è uno dei settori maggiormente colpiti dalle restrizioni. E non si intravvede una reale possibilità di riapertura, a fronte di 295 giorni di chiusura delle cinquemila sale slot, delle diecimila agenzie di scommesse e di almeno duecento sale bingo.

Pesanti le ripercussioni anche sui conti pubblici, causa le chiusure ormai continuative dal 9 marzo 2020 al prossimo 30 aprile. Il danno maggiore sul giro d’affari ha riguardato il segmento degli apparecchi, Slot e Vit: il crollo è 54% rispetto al 2019. Ovvero, meno 4,7 miliardi. Le scommesse hanno fatto registrare una contrazione del 36% della spesa, assestandosi a 800 milioni. Lotterie Bingo hanno perso il 25%.

Dati che farebbero pensare a una robusta riduzione di quel terribile, devastante male sociale chiamato pandemia. Dati che comunque danno da pensare, per i risvolti negativi che causano alle casse dello Stato. La stima prossima, imminente, riguarda la riduzione della spesa complessiva, rispetto ad aprile 2019. In questo mese di aprile sarà infatti pari a un miliardo di euro. Quali le conseguenze per l’Erario? Matematica la perdita di 600 milioni. I dati del Dipartimento delle Finanze fanno suonare il campanello d’allarme sulla tenuta del gettito proveniente dal gioco legale e sulla crescita di quello illegale. Il calo, per le casse dello Stato, è stato di 862 milioni nei primi due mesi dell’anno.

L’emorragia rischia di tracimare in emergenza economica e sociale, in corrispondenza di ogni settimana di chiusura. Si avviano verso il fallimento e la disoccupazione migliaia di imprese di lavoratori attualmente in cassa integrazione. Sale e punti di gioco hanno dovuto tenere le serrande abbassate due giorni su tre, negli ultimi tredici mesi. Il Cts si è schierato contro la riapertura di sale da gioco, agenzie di scommesse e Bingo. Una boccata d’aria, soltanto una però, concessa ai gestori solo la scorsa estate.

L’ok a riaprire solo per quattro mesi, fino a ottobre, a seconda della regione di riferimento. I ristori del Governo non sono bastati; acqua che non ha tolto la sete. Gli aiuti ritenuti al disotto della possibilità di compensazione minima delle perdite di fatturato. Il rapporto tra “perdita dei ricavi e risorse arrivate dallo Stato è sceso ampiamente sotto il 5%, ed è in ulteriore calo con l’approvazione del decreto Sostegni in corso di discussione al Senato. “L’ultimo decreto del Governo copre solo il due-tre per cento delle perdite subite lo scorso anno”.

Senza contare la pesante incidenza dell’effetto tasse. In particolare, per il settore delle slot. Che prevede i versamenti del Prelievo erariale unico. Prossimo appuntamento, il 30 aprile. Gli operatori, da settimane, sono in attesa di un intervento che modifichi la programmazione delle scadenze previste per il quinto bimestre 2020, posticipandole alla seconda metà del 2021. Le principali associazioni del settore hanno inviato lettere al Mefe e ai Monopoli.

La risposta potrebbe arrivare in contemporanea con l’approvazione del nuovo Decreto Sostegni. Ma cosa chiedono le associazioni costrette a indossare braghe di tela? Correttivi al Di “Sostegni 1”. Le richieste godono del sostegno della Lega e di Claudio Durigon, sottosegretario al Mef. Prevedono in definitiva una serie di spostamenti delle scadenze. Un’ampia ricalendarizzazione. La scadenza del 30 aprile spostata al 29 ottobre, quella del 31 maggio al 30 novembre e quella del 30 giugno al 15 dicembre.

Proprio gli slittamenti che consentirebbero al settore in forte, devastante crisi economica con evidenti risvolti di rischi di natura sociale (e pratiche, leggi perdite di posti di lavoro) di avere momenti di provvidenziale respiro. Diversamente, col cappio alla gola delle scadenze da onorare in totale assenza di entrate, il soffocamento e la morte conseguente sarebbero inevitabili.

Fatto saltare dal Covid, il banco freme nell’attesa. Stavolta la puntata è grossa, la scommessa vale tutto. La vita stessa per l’intero settore che gestisce il gioco pubblico. L’ultima malattia di un certo pubblico di italiani. Non solo i nuovi poveri prodotti della pandemia.