Concentriamoci sui parlamentari eletti all’estero: su quelli del Sud America, di gran lunga i peggiori rappresentanti tra gli eletti oltre confine come dimostrano le numerosissime figuracce a cui ci hanno abituato nel corso degli anni. Il punto punto da sottolineare oggi è il loro assenteismo in base ai dati raccolti da Openparlamento, un chiaro fallimento di uno dei principi basici della rappresentanza. Alla Camera nella classifica dei 20 deputati più assenti ci sono tutti e quattro i sudamericani seppur con delle differenze.

Il più assente (e al quinto posto nella classifica generale) è Fausto Longo che ha collezionato il poco onorevole 67,60% di assenze a Montecitorio nel corso di questa sua seconda legislatura. Questo personaggio ha un’estesa biografia che qui riassumiamo con la definizione ne fecero Le Iene nel 2018 quando denunciarono la sua candidatura senza successo in Brasile mentre continuava a esercitare il suo incarico a Roma: la trasmissione lo definì “il deputato dei 2 mondi” ma tale definizione si è evoluta nel tempo e oggi sarebbe più appropriato chiamarlo il deputato dei 2 partiti. Longo infatti è uno dei tanti trasformisti che inquinano la politica italiana perché nel 2018 viene eletto con il Partito Democratico (in quota socialista), appena arrivato si iscrive al gruppo misto e poi miracolosamente passa al Maie nel tentativo disperato di salvare il governo Conte.

Al secondo posto della classifica dei sudamericani stakanovisti c’è Eugenio Sangregorio dell’Usei (Unione Sudamericana Emigrati Italiani) con il 57,32% di assenze. Lo segue Mario Borghese del Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’Estero) al suo secondo mandato: ha partecipato solo nel 27,81% delle votazioni ed è stato assente nel 55.39% dei casi. Sarà il caso o sarà per il compagno di partito al governo (l’ex sottosegretario Merlo) le sue missioni sono enormemente cresciute passando dallo 0.10% alle attuali 16.80%. Un caso da manuale è quello di Luis Roberto Lorenzato che con lo scoppio della pandemia, da 14 mesi, sta sempre in Brasile invece che alla Camera dove ha accumulato il 54.56% di assenze. Le sue gesta sono state recentemente raccontate da FanPage: dal febbraio del 2020 non ha mai messo piede in aula se non una volta ma la cosa più grottesca è il modo in cui il deputato della Lega risponde alle domande del giornalista cambiando continuamente la versione sulla sua fuga facendo quasi tenerezza. La giustificazione prima inizia con la classica negazione (“non è vero, ci deve essere stato un problema tecnico”), poi passa alla mistificazione (“non c’è obbligo di votazione”) e infine nei messaggi citati da FanPage ammette la colpa facendosi scudo dietro le restrizioni agli spostamenti causate dal Covid che ovviamente sono una balla.

Il gruppo che difende gli italiani in Sud America si avvale anche del glorioso contributo di due esponenti al Senato: Adriano Cario, un campione del trasformismo sullo stile di Longo, e il noto ex sottosegretario Merlo che è riuscito a mantenere la poltrona dal governo giallo-verde a quello giallo-rosso ed è stato poi fatto fuori con l’arrivo di Draghi dopo aver tentato disperatamente di salvare Conte. Ad Adriano Cario gli elettori gli hanno conferito la fiducia come esponente dell’Usei ma appena ha messo piede a Palazzo Madama si è buttato subito tra le braccia dei rivali del Maie raggiungendo il 46.37% di assenze nell’esercizio di questo suo mandato: Cario è ottavo nella classifica generale dei senatori più assenti ma in realtà meriterebbe di tallonare il podio per il suo impegno dato che prima di lui ci sono 3 senatori a vita (Piano, Rubbia, Segre) e il presidente del Senato Casellati. Questa legislatura è stata senz’altro molto diversa per Ricardo Merlo che può comprensibilmente giustificare il suo misero 5.69% di partecipazione con l’impegno all’interno del governo. Tuttavia la sua traiettoria non ispira molta fiducia se si considerano le due esperienze avute nelle due legislature precedenti: 27.83% di presenze nel primo mandato, 12.76% nel secondo.

I numeri di Openparlamento relativi alle ultime tre legislature ci dicono una cosa chiarissima: rispetto ai colleghi delle altre circoscrizioni i parlamentari eletti in Sud America sono stati e restano sempre i più assenti pur mantenendo i loro profumati stipendi. I primi responsabili della discussa riforma sul taglio dei parlamentari deciso dagli elettori sono stati proprio loro, vittime di cui non sentiremo la mancanza. Alcune eccezioni però esistono come dimostra la traiettoria di Fabio Porta, ex parlamentare del Partito Democratico: nella scorsa legislatura ha partecipato nel 73.86% delle votazioni, e prima ancora nel 79.03%. Al di là dei giudizi personali sul lavoro di un parlamentare che ognuno di noi può avere questi sono dati inconfutabili alla base di qualsiasi riflessione seria sull’argomento.