Andrea Agnelli, per argomentare a difesa della Superlega che tante ostilità ha sollevato nel mondo del calcio non solo italiano, ha affermato, con il candore che lo distingue, che tale iniziativa è stata assunta anche perché in Italia si giocano troppe “partite inutili”. Venendo questa rivelazione da cotanto senno, ci siamo messo subito a cercare di capire quali possano essere mai queste partite inutili di cui parla Agnelli e da lui tanto deprecate, al punto da non volerle più giocare. Dapprima abbiamo pensato si riferisse alle partite amichevoli, quelle che si disputano prima che abbia inizio la stagione ufficiale del calcio allo scopo di far allenare i calciatori, di far loro assaporare il terreno di gioco dopo le vacanze. Ma abbiamo dovuto scartare tale ipotesi, perché abbiamo pensato che queste partite inutili non lo sono affatto, dal momento che farne a meno significherebbe esporre i giocatori a probabili infortuni, mandandoli allo sbaraglio subito senza adeguata preparazione fisica, a garantire la quale esse sono “utili”.

Allora abbiamo ritenuto fossero inutili le partite giocate, per dir così, a risultato già acquisito; se, per esempio, una squadra a due giornate dalla fine del campionato vanta già sette punti di vantaggio sulla seconda, allora ha già vinto il trofeo nazionale e sarebbe inutile giocare le ultime due partite perché, anche perdendole, la vittoria finale è comunque assicurata. Ma abbiamo dovuto scartare anche tale ipotesi, perché abbiamo pensato che queste partite inutili non lo sono affatto, dal momento che esse assegnano anche un punteggio alle squadre che, pur non vincendo il campionato, possono sperare in un certo piazzamento in classifica “utile” ad essere ammesse ad una competizione europea. Escludendo poi che Agnelli possa ritenere inutili le partite giocate con le grandi squadre delle principali città italiane – Milan, Inter, Roma, Lazio, Torino, Fiorentina, Napoli – anche per l’attrattiva che esse possiedono nei confronti del pubblico e per il notevole bacino dei tifosi di ciascuna, ci siamo davvero trovati in un vicolo cieco.

Al fondo di questo vicolo, che di necessità abbiamo dovuto percorrere a forza di escludere partite che inutili non erano di certo, non ci è rimasto che valutare la vera e propria inutilità di alcune partite giocate in questi ultimi mesi dalla Juventus, squadra di cui Agnelli è presidente. E ce ne vengono in mente in particolare quattro (ma altre ce ne sarebbero, per esempio con il Verona), relative agli incontri con due piccole squadre, anzi piccolissime di fronte alla Juventus: quelle con il Benevento e quelle con l’Atalanta. Infatti, sia il Benevento che l’Atalanta, fra partita del girone d’andata e partita del girone di ritorno, hanno sottratto alla Juventus ben cinque punti ciascuna su sei a disposizione, contribuendo in maniera determinante a farle perdere il campionato: con dieci punti in più oggi la Juventus si troverebbe testa a testa con l’Inter per la vittoria finale, invece di ritrovarsi in una posizione di classifica precaria e che forse non le consentirà neppure l’accesso all’Europa League.

Allora abbiamo finalmente capito: quelle con il Benevento e con l’Atalanta sono state davvero per Agnelli partite inutili, per il chiarissimo motivo che non hanno attribuito sul campo alla Juventus quel punteggio che sulla carta essa pensava di meritare. Partite, dunque, inutilissime, perché la Juventus ha perso perfino giocando in casa, come con il Benevento: nulla di più inutile delle partite che non portano punti in classifica. Da qui, l’ovvia conseguenza. Facciamoci un campionato fra poche e grandi squadre europee a nostro uso e consumo, appunto la Superlega: Real Madrid, Barcellona, Inter, Milan, Manchester United, Juventus…..( ora miseramente naufragata….). Un campionato senza queste squadrette minori, così fastidiose (perché si impegnano), così imprevedibili (perché a volte giocano un buon calcio e perfino vincono), così assurde (perché sfornano campioncini) e soprattutto così inutili anch’esse, perché osano addirittura vincere battendo la Juventus.

Insomma, un campionato europeo senza sport autentico, senza lacrime e sangue, senza calcio sudato e faticoso, dove i grandi possono anche perdere con i piccoli – come accaduto alla Juventus – dove tutto si riduca ad una sorta di spettacolo circense, ad una esibizione di bravura, al modo degli Harlem Globetrotters, che non a caso oggi si esibiscono a Disney World in Florida, ma senz’anima, senza vera umanità. Forse anche queste, per Agnelli, inutili.