di VINCENZO NARDIELLO

Vogliono farci credere che è normale. Ma non è normale. Vogliono convincerci che ormai funziona così. Ma non funziona affatto così. Diamine, possibile che da mesi nessuno sappia cosa stia veramente accadendo nel partito italiano più rappresentato in Parlamento? Possibile che tutto ciò che si muove dentro e attorno ai 5 Stelle avvenga ormai in totale opacità, affidato solo all’abilità dei retroscenisti? In altri momenti e con altri partiti si sarebbe gridato immediatamente alla «questione democratica», alla «mancanza di trasparenza», stigmatizzando le decisioni assunte nelle «segrete stanze» e così via scandalizzandosi. Ma evidentemente le regole che valgono per tutti ai grillini non si applicano. Il partito è preda di una crisi devastante. Numerica e politica. Sui numeri ci sono l’evidenza dei sondaggi e il disastro a livello locale, certificato dal ritiro dalla competizione torinese della sindaca Appendino, dal totale isolamento a Roma della Raggi e dall’irrilevanza del partito in tutte le consultazioni regionali. Sul piano politico, se possibile va anche peggio.

Da mesi non esiste un organo direttivo eletto; un tribunale ha nominato un curatore speciale del Movimento Cinque Stelle «rimasto privo di rappresentanza legale» (a questo sono arrivati), al punto che se Draghi convocasse un vertice di maggioranza, quest’ignoto curatore sarebbe legittimato a rappresentare M5S; Davide Casaleggio ha rotto con i capi del Movimento fondato da suo padre, a cui parla ormai solo per chiedere soldi arretrati non versati; da mesi si susseguono scissioni, fughe di parlamentari e scontri attorno a questioni di natura costituzionale, prima ancora che politica; Beppe Grillo, padre padrone del partito del giustizialismo manettaro, quello per cui la presunzione di colpevolezza va sostituita a quella d’innocenza, è improvvisamente diventato garantista e critico dei magistrati perché ad essere indagato ora è il figlio. Si potrebbe continuare, ma per meno della metà di queste ragioni qualsiasi altro partito sarebbe stato messo in croce: servizi in tv tutti i giorni, vagonate di pagine di giornali, parlamentari inseguiti dagli inviati delle varie testate alla ricerca di un po’ di chiarezza.

La domanda in fondo non dovrebbe essere troppo difficile neanche per un grillino: che sta succedendo dentro M5S? Ripetiamo: è una questione di trasparenza. E l’ex avvocato del popolo, Giuseppe Conte, ha il dovere di spiegare. In un sistema democratico i partiti devono dare conto di ciò che accade al loro interno. Dove va M5S? È vero che vuole diventare una specie di partito verde? E che vuol dire? Davvero vuole iscriversi al Partito socialista europeo? E per fare cosa? E quando si dice che il “nuovo” M5S non sarà «né di destra né di sinistra» (ancora con questa storia…), non è in contraddizione con la scelta del socialismo europeo? L’alleanza con il Pd è solo tattica o strategica? I grillini che progetto hanno in testa? Non sarebbe il caso che ce lo spiegassero? Invece niente. Diamine, è dalla caduta del governo Conte-bis che non si vede più un pentastellato di peso in tv. Ormai scappano perché la fuga è l’unico modo di coprire la nullità cui è ridotta la loro proposta politica. Lo sfarinamento del Movimento è qualcosa che, in questi termini, non ha paragoni nella storia repubblicana. I grillini hanno perso del tutto la loro vocazione originaria anti-sistema ed euro-critica senza riuscire finora a sostituirla con niente.

Questa mutazione genetica in partito dell’establishment, sia a livello europeo che nazionale, delude la base, giustificandone il senso di smarrimento che è l’origine della clamorosa perdita di consensi. Ma non spiega nulla. Gli italiani - quelli che li votano come quelli che non li digeriscono - hanno il diritto di sapere che cosa sta accadendo dentro questo partito. Comprese le vicende finanziarie. È una questione di serietà e trasparenza. Prima che un corteo arrivi sotto al Blog di Grillo e inizi a gridare onestà.