"Il Pnrr? Sbagliato pensare sia solo un insieme di progetti, numeri e scadenze: in ballo, infatti, c'è il destino del Paese". Lo ha detto, ieri, il premier Mario Draghi nel suo intervento alla Camera, dove ha illustrato i principali “asset” del Recovery plan, il programma di investimenti che l'Italia dovrà presentare a Bruxelles per poter accedere ai fondi del Next Generation Eu, lo strumento messo in campo dall'Europa per rispondere alla crisi provocata dal Covid-19.

Ebbene, tale piano - la cui regia spetterà a Palazzo Chigi mentre il monitoraggio sarà affidato al Mef - “affronta debolezze che affliggono la nostra economia e la nostra società da decenni” con risorse che “contribuiscono a dare impulso a una compiuta transizione ecologica" ha osservato il capo dell'esecutivo. E a proposito di riforme, queste, ha aggiunto il presidente del Consiglio, non “solo consentono di dare efficacia e rapida attuazione agli stessi investimenti, ma anche di superare le debolezze strutturali che hanno per lungo tempo rallentato la crescita e determinato livelli occupazionali insoddisfacenti".

In termini strettamente finanziari, il piano nazionale di ripresa e resilienza può contare su “191,5 miliardi” ha detto Draghi. A queste, vanno aggiunti ulteriori 30,6 miliardi per il finanziamento di un Piano nazionale complementare più (entro il 2032) ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche", oltre al reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione per altri 15,5 miliardi. In totale “potremo disporre di circa 248 miliardi di euro" parte dei quali (70) destinati alla transizione ecologica, 31 ai trasporti, 32 all'istruzione, 22 al lavoro, 4,6 ad asili e materne.

La prima missione" del Pnrr, ha sottolineato ancora il premier, riguarderà temi come “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura”. Il Recovery prevede inoltre riforme e investimenti per risolvere tre nodi strutturali del nostro Paese: "le disparità regionali tra il Mezzogiorno e il Centro Nord, le diseguaglianze di genere e i divari generazionali. Non è una questione di campanili: se cresce il Sud, cresce anche l'Italia” ha ribadito Draghi spiegando che “più del 50 per cento degli investimenti in infrastrutture (soprattutto l'alta velocità ferroviaria e il sistema portuale) è diretto al Mezzogiorno". “Riusciremo ad attuare questo piano. Questa certezza non è sconsiderato ottimismo, ma fiducia negli italiani, nel mio popolo, nella nostra capacità di lavorare insieme" ha concluso.

STEFANO GHIONNI