Quanto conta il Cristianesimo nella società contemporanea? È un tema delicato, da maneggiare con cura che non ricade, infatti, in nessun sondaggio. Si preferisce tenere la Chiesa lontana da ogni suggestione per evitare di alterare problematici equilibri. Ma la risposta, purtroppo, ha connotati probabilmente negativi. Da tempo, l’edonismo quotidiano ha finito per ghettizzare i valori della fede. Lo conferma la scarsa presenza registrata negli ultimi cinque anni alle funzioni della domenica. E altri fattori hanno contribuito ad incrementare ulteriormente questa deriva. Le inchieste sui preti pedofili, le iniziative coraggiose di Papa Bergoglio contro la gestione dei soldi del Vaticano, affidati troppo spesso a faccendieri senza scrupoli con risultati semplicemente disastrosi, la rete del Cardinale Becciu, la presenza oscura di strane figure femminili da affiancare ai servizi segreti del Vaticano, l’assurda gestione del patrimonio immobiliare, il rapporto aperto ed economicamente disponibile dei prelati con parenti e amici.

Come pensiamo che, con questi presupposti, la gente possa avvicinarsi ancora con devozione alla Chiesa? I fedeli si sono mossi sicuramente in controtendenza nei giorni più difficili della pandemia, mentre attorno suonavano le sirene delle ambulanze e Papa Francesco, da solo, sotto la pioggia, in un pomeriggio di straordinario impatto spirituale e di preghiera, baciava il Crocifisso Santo per implorare la fine della pandemia. Ma sono stati mesi, pochi mesi. La tragedia in atto ha sicuramente determinato questo riavvicinamento. Un fenomeno indotto ha riportato la gente verso la fede ma la prima estate della ripresa ha rimesso ogni cosa al suo posto, mentre in Vaticano, nel frattempo, non sono mancati scontri e veleni. Cosa resta, quindi, oggi alla Chiesa, per uscire dalle sue sabbie mobili?

Resta solo un vero, autentico ritorno alle origini. Spogliarsi di tutto, come San Francesco, abbandonare ogni logica di investimento economico per donare finalmente le sue risorse ai poveri: mense, servizi, ospitalità, soprattutto nei Paesi più poveri, là dove la mano di Dio appare più importante e preziosa. Non bastano, certo, le prime, positive iniziative di Bergoglio per dare risposte realmente concrete ai bisogni di una comunità così larga e universale. Siamo, probabilmente, di fronte ad una degli ultimi progetti che il cattolicesimo può mettere in piedi prima che la Chiesa corra il rischio di essere marginalizzata e accessoria nel contesto della società contemporanea.

GIUSEPPE SCALERA