Il calcio ascoltato alla radio resta sempre una grande emozione che, purtroppo per loro, i giovani d'oggi non potranno mai capire perché oramai abituati a vedere le azioni di gioco direttamente tramite televisori o cellulare. Ma dal 1960, quando Radio Rai varò la trasmissione 'Tutto il calcio minuto per minuto', il mondo per appassionati del pallone non fu più lo stesso. Ascoltare la voce dei giornalisti sportivi che usciva da quegli aggeggi all'epoca giganteschi era musica per le orecchie delle persone.

Con l'andare del tempo 'Tutto il calcio minuto per minuto' diventa un vero e proprio rito domenicale (addirittura con punte di 25 milioni di radioascoltatori) e al centro di ogni cosa, c'è la radiolina, l'amica inseparabile delle domeniche italiane, incollata all'orecchio, per conoscere l'andamento delle partite, tanto che la trasmissione rappresenterà un "cult" di intere generazioni, resistendo ai cambiamenti culturali ed accompagnando l'evoluzione della storia sportiva e sociale d'Italia. E' una straordinaria girandola di emozioni, ingigantite dall'assenza di immagini, che rende il tutto più suggestivo, per chi può solo ascoltare, costretto a lasciarsi prendere per mano dai cronisti, che lo guidano in un viaggio itinerante, con tappe che percorrono lo "Stivale", da Milano a Palermo, da Genova a Ferrara... con gli occhi chiusi,   immaginandosi dentro a San Siro, a Marassi, alla Favorita... alla mercé delle voci del radiocronisti, ma soprattutto delle immagini create dalla fantasia del tifoso in ascolto... l'essenza vera del gioco del calcio.

Nicolò Carosio, Piero Pasini, Amerigo Gomez, Enrico Ameri, Nico Sapio, Alfredo Provenzali, Sandro Ciotti, Claudio Ferretti, Ezio Luzzi, Beppe Viola, Enzo Foglianese: nomi che per chi ha almeno 40 anni fanno rievocare la propria gioventù e il proprio tifo. Personaggi mitologici, cui si voleva bene a priori, senza conoscerli. Chi vi scrive vi può raccontare un simpatico aneddoto avvenuto negli anni '80. Mio padre era un grande ammiratore di Sandro Ciotti: glielo fece sapere scrivendogli una lettera, indirizzata alla Rai. Erano righe in cui si complimentava con il giornalista per il suo modo di far vivere le partite come se si stesse tutti quanti sulle tribune con lui.

Ebbene, dopo qualche settimana, al citofono di casa nostra bussò proprio Ciotti. Mio padre non ci voleva credere, mentre mia madre (che non per niente appassionata di football) si domandava chi fosse. Motivo della visita? Voler ringraziare una persona (mio padre appunto) per avergli dedicato delle belle parole. Un gesto d'altri tempi, da gran signore. Peccato che mia madre stesse per uscire di casa per un appuntamento con delle amiche, perché, a sentire mio padre, Ciotti si sarebbe fermato volentieri a cena...

di Stefano Ghionni