Nel cuore di chi si è battuto dal 1975 al 2001 per costruire la piramide della rappresentanza istituzionale degli italiani all’estero – da Comites a CGIE alla riforma costituzionale sull’esercizio del diritto di voto con rappresentanza diretta – cresce lo sconforto per aver lottato dal primo blitz di Tremaglia alla Camera nel 1993 fino al 2001, data dell’emanazione della legge 459 che regola i requisiti e le modalità delle elezioni dei parlamentari nella circoscrizione Estero. Il rammarico per aver creduto che fosse fondamentale essere presenti nelle due Camere del Parlamento italiano raggiunge vertici da record quando si legge l’ultimo comunicato di due deputate che dovrebbero conoscere le realtà all’estero, che le hanno elette, e coordinarsi con i due livelli di base e di raccordo della struttura democratica, costruita per dar voce agli italiani all’estero nelle stanze dei bottoni, dove si decide dei loro diritti e delle loro vite. Non stiamo esagerando: durante una pandemia che non si sa quando finirà, ogni legge, ogni atto amministrativo, ogni circolare che tocca o si occupa anche dell’Italia fuori d’Italia assume un peso di vita o di morte. Ma due deputate – che hanno saltabeccato da un partito all’altro per rimanere sui rispettivi scranni o, almeno in un caso, per non dover pagare una parte dei suoi lauti stipendi e prebende al MoVimento che l’ha candidata in origine – sanno meglio di 6 milioni e trecentomila iscritti all’AIRE cosa si deve fare. Esse scrivono che: “Qualora il Governo dovesse tornare indietro nella sua decisione [di indire le elezioni per il rinnovo dei Comites entro l’anno, NdR] rinviando ulteriormente la data del voto, sarebbe un segnale negativo per i diritti degli Italiani all’estero, e per la stessa credibilità dei Comites. Le elezioni dei Comites sono già state rinviate di oltre un anno, e un nuovo rinvio non sarebbe accettabile, in quanto confermerebbe lo scarso interesse verso questi organismi. Qualora fosse così, sarebbe meglio dire le cose come stanno ed abolire i Comites, senza nascondersi dietro alla scusa del Covid-19”. Questo è il più plateale esempio di vergognosa lotta fra poveri. È chiaro che gli eletti al Comites in tutto il mondo sono convinti – come i soldati di Napoleone – di avere il bastone da maresciallo nel proprio zaino e che quindi essi costituiscono un pericolo alla rielezione di chi ha vinto alla lotteria una o più volte e vuole continuare a godere dell’immeritata fortuna. Fin dai tempi dei Romani, il concetto era molto chiaro: Mors tua, Vita mea. Se crepi tu, sopravvivo io, nell’infinitesimale riserva indiana rimasta dopo la riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari e che è stata massicciamente sostenuta dai voti esteri favorevoli al referendum confermativo. Questo evidentemente da pensare alle due deputate che, se vengono cancellati i Comites, loro avranno ancora la possibilità si attestarsi la rappresentanza anche se hanno fatto poco a nulla, al di là dello stillicidio di Comunicati stampa auto-elogiativi e interrogazioni parlamentari con risposte negative o disattese. Gli attuali 18 parlamentari (inclusa una senatrice che risiede in Italia), eletti dagli aventi diritto all’estero, costano in totale molto più di quanto la finanziaria alloca come contributo totale agli oltre 100 Comites presenti nel mondo, ai quali se ne aggiungeranno almeno altri 15 alla prossima tornata elettorale, perché l’emigrazione/mobilità italiana ha conquistato una serie di nuovi Paesi. Oltre ad augurarsi che alle prossime consultazioni politiche gli elettori si liberino di queste e di altri parlamentari pro tempore eletti all’estero, esclusivamente concentrati sul proprio ombelico, noi di Politicamente Scorretto saremo ancora una volta pazienti e chiariremo alle due “Personagge in cerca d’autore” alcune ragioni fondamentali per cui la loro richiesta di procedere comunque alle elezioni a dicembre o distruggere la rappresentanza dei Comites non ha alcuna base logica. (Perdonateci per aver creato un orrendo femminile del sostantivo personaggio, ma soltanto in questo vogliamo essere Politicamente Corretti e aggiungere la versione femminile Personaggia agli orripilanti Ministra, Avvocata, Architetta, e così via). Primo: è ancora in vigore l’opzione inversa, vale a dire che chi intende votare per il Comites deve dichiararlo, dimostrando di avere i requisiti di elettore attraverso la necessaria documentazione. In alcuni continenti, recarsi al Consolato di riferimento richiede un viaggio di alcune ore in aereo. In alcuni Paesi la rete internet funziona a singhiozzo quindi non si è certi che l’invio di documenti in formato elettronico abbia raggiunti gli uffici. Comunque sia, il furto d’identità elettronica è cresciuto in maniera esponenziale. Secondo: probabilmente le due parlamentari non lo sanno, ma siamo ancora in piena pandemia in molti Paesi e non se ne può prevedere la fine. Se hanno avuto modo di leggere l’ultimo bollettino ufficiale che cita i Paesi in cui la pandemia è in crescita e le relative restrizioni, forse si sono rese conto che le sedi diplomatico-consolari italiane non funzionano a pieno regime, non solo per mancanza di personale, cui si ovvierà soltanto in parte alla luce di recenti affermazioni del MAECI. Alcune sono chiuse, altre operano a turnazione di lavoro in presenza e da remoto, quindi sarebbero schiacciate dalle esigenze aggiuntive che derivano dalle registrazioni delle richieste di voto imposte dall’opzione inversa. Terzo: i fondi allocati alle elezioni di Comites permettono il voto soltanto del 2% o al massimo del 3% degli aventi diritto e il voto elettronico, invocato dalle due signore, è di là da venire, per gli stessi motivi, mancanza di personale e scarsità di fondi. A tutt’oggi il MAECI non ha avuti risorse umane e mezzi necessari ad attivare altre piattaforme di enorme importanza per il lavoro della rete e del Ministero. Quarto: l’ultima riforma della legge istitutiva del Comites è datata 2003, contiene molte contraddizioni, costituisce un passo indietro perfino rispetto alla prima legge del 1985. Sono state elaborate molte proposte di riforma, alcune delle quali riflettono i suggerimenti dei primi due livelli della rappresentanza. Un’esortazione alle due deputate: ci sono, sia pure strettissimi, gli spazi per approvare la riforma e far nascere nuovi Comites con maggiori e più aggiornati poteri e nuove presenze. Invece di condannarli a morte, perché non vi adoperate affinché la riforma sia adottata con le procedure più rapide a disposizione del Parlamento?