di Juan Raso

Il mio primo incontro con la filosofía fu al ginnasio: era la materia che piú detestavo e la professoressa - troppo complicata per i miei gusti - non era certo un esempio di chiarezza. Come piccola vendetta, ricordo che scrissi sulle pareti dei bagni: “La filosofía é quella cosa con la quale, o senza la quale, tutto rimane tale e quale”. Oggi sorrido nel ricordare quella sciocca affermazione di studente appena uscito dall'adolescenza. La filosofia segnó la mia generazione negli anni seguenti in modo diverso: le opzioni politiche, la costruzione di un modo di vedere il mondo e la vita, le discussioni infinite degli anni ’70 sul potere, la modernitá, le idee della democrazia e dello Stato, e via dicendo. C’era poi anche la filosofia spicciola, quella che influiva sulla nostra vita quotidiana: la visione ottimista o pessimista della mutevole realtá, le decisioni sempre alimentate da una visione filosofica che ci spingeva in un senso o in un altro, lo spessore - o meno - del nostro comportamento etico.

Oggi ritengo che la filosofía é stata per me como lo studio del latino: non sono un dotto nella lingua romana e non saprei oggi leggere due righe del “De bello gallico”, ma non dubito che il “latino” é stata la piú importante delle discipline studiate, perché ha aiutato a costruire strutture mentali che mi hanno accompagnato sempre nella vita familiare e professionale. Lo stesso dico della filosofía: non mi atteggio a filosofo, ma la mia natura umana deve molto al suo studio. Ma torniamo alla affermazione contenuta nel titolo di queste riflessioni. Mi chiedo, vi chiedo: serve oggi la filosofia in tempi di automazione e digitalizzazione, quando le tecnologíe sembrano travolgere tutto o quasi tutto? Detto in altro modo: se un giovane vuole essere un esperto di prima linea nelle piú moderne tecnologie, é bene che studi anche la filosofía e quelle discipline umanistiche ad essa connessa, come la storia, la sociología, la letteratura?

Serve, non ho dubbio che continua a servire ed é proprio lo studio delle discipline classiche che fa la differenza tra un operatore che ripete infiniti algoritmi e l'architetto di dati, che deve scegliere e decidere su como usare e governare gli algoritmi e le tecnologie. Intendo pertanto che chi avrá ampie conoscenze tecnologiche, ma anche studi formativi di filosofia, potrá piú facilmente accedere ai lavori di qualitá del futuro. Me lo conferma niente di meno il giornale Il Sole 24 Ore che riporta l’opinione del ricercatore Marco Fanizzi, Vp Enterprise di Dell Technologies Italia, azienda leader nelle infrastrutture e soluzioni tecnologiche, da sempre impegnata sul fronte della formazione. L’esperto afferma che “fra 15-20 anni i mestieri di oggi non esisteranno piú, il mercato del lavoro sará completamente cambiato. E per essere competitivi non basteranno solo le competenze tecniche, ma serviranno anche quelle filosofiche”.

Fanizzi realizza tale affermazione a partire da un'indagine realizzata sui Millennials e la cosiddetta Generazione Z, ovvero quei giovani nati dalla metá degli anni ’90 in poi, che nel giro di 15-20 anni rappresenteranno il 20% della forza lavoro. I risultati confermano che nelle competenze tecniche del futuro saranno sempre piú importanti quelle filosofiche. Perché? “Perché - afferma - nel futuro non cambierá solo il modo di lavorare, non cambieranno solo le professioni, ma anche il rapporto con le persone sará diverso”. Bisognerá - spiega - gestire relazioni sempre piú flessibili, assumere la resposabilitá su decisioni sempre piú rapide, interloquire continuamente tra competenze umane e competenze tecnologiche. La collaborazione tra i valori filosofici - specialmente la formazione etica - e le conoscenze tecnologiche produrrà nel futuro (come nel passato) la differenze di qualitá dei lavoratori. Quindi é forse il caso di ritornare ad aprire quei libri di filosofía antica e moderna, che qualche volta io avevo deriso sulle pareti del Ginnasio. La dimensione umana, quella coltivata negli studi umanistici, continuerá ad essere un elemento centrale nel lavoro del futuro.