di Mimmo Carratelli

Non si sa dove vada a cadere in Italia il razzo cinese, in Liguria il razzo Osimhen s'è abbattuto sullo Spezia. Due gol e l'assist per il rotondo 4-1 del Napoli. Campo piccolo e vittoria grande. Cancellato lo svarione col Cagliari.

Il Napoli vince in maglia azzurra (undicesima vittoria in trasferta, come l'Inter campione) abbandonando quella "argentina". Gattuso sfodera un 4-4-2 con Zielinski (fantastica partita) seconda punta, sulla destra, con Osimhen, e il sacrificio tattico di Insigne (cinque interventi risolutivi in difesa).

Il Napoli ha attaccato soprattutto a destra. Di Lorenzo s'è fumato il ghanese Gyasi, Politano ha fatto il suo, Fabian Ruiz concreto senza brillare. A reggere il centrocampo uno straordinario Demme che ha limitato le puntate offensive per essere un guardiano attento davanti alla difesa.

Se all'andata (2-1 per lo Spezia a Fuorigrotta) non erano bastati 25 tiri (11 in porta) per domare la squadra ligure, a La Spezia 13 tiri (7 nello specchio) hanno confezionato il successo azzurro.

La trasferta era insidiosa per la capacità dello Spezia di far gioco intenso e veloce (2-0 al Milan, 1-1 con l'Inter, 0-0 con l'Atalanta), costruendo la sua classifica proprio nelle partite casalinghe (non perdeva sul suo campo da sei turni). Il Napoli, sin dalle prime battute, ha smontato il congegno tattico di Italiano e ne ha frantumato gli schemi sfoderando un pressing alto. Lo Spezia è andato in crisi. Per tenersi in partita ha dovuto rinunciare al suo solito fraseggio, assillato dal Napoli in ogni zona del campo, affidandosi al lancio lungo spesso fuori misura.

Ma Italiano ha commesso un errore. In assenza di Nzola (9 gol) squalificato, ha schierato Agudelo centravanti, poca cosa sotto la guardia fisica di Manolas e Rrahmani (indisponibili Koulibay e Maksimovic). I lanci dello Spezia non hanno trovato il terminale giusto e a Italiano è venuta meno la verve di Agudelo solitamente incisivo sulla fascia destra. Quando, affidandosi ai lanci, lo Spezia ha utilizzato Piccoli (1,93), punta centrale nella ripresa, era tardi. Il Napoli galoppava già con tre gol di vantaggio a zero.

Osimhen è stato un fantastico devastatore, la punta micidiale mancata in undici partite nel periodo nero del Napoli (la sconfitta interna col Milan, le sconfitte sui campi di Inter e Lazio). A La Spezia, Gattuso gli ha costruito una squadra per eccitarne le qualità di centravanti nello spazio.

Il Napoli ha rischiato spesso la costruzione dal basso per invitare lo Spezia a venir avanti a pressare, scoprendosi. Il gioco è riuscito. La difesa ligure è rimasta disorientata dalle posizioni arretrate di Politano e Insigne e dal doppio attaccante azzurro, Zielinski e Osimhen, che giocando larghi e puntando la profondità hanno confuso i centrali spezzini (Ismajli e Chabot).

La vendemmiata azzurra torna utile per la differenza-reti che potrebbe essere decisiva nella conquista di un posto Champions in lizza con Juve e Milan (oggi, a Torino, confronto diretto), con l'Atalanta e, in qualche modo, con la Lazio che deve recuperare la partita col Torino.

L'inedita coppia difensiva, Manolas (1,89) e Rrahmani (1,92) si è imposta consentendo nulla nel gioco aereo. Con Fabian Ruiz, non sempre puntuale nel trovare la posizione giusta, Demme è stato il perno del Napoli nelle fasi passive con l'assistenza soprattutto di Insigne, puntualissimo nei rientri.

Il Napoli ha rifilato quattro gol allo Spezia (come in Coppa Italia a Fuorigrotta) che ha nella difesa il suo punto debole quando la squadra non la sorregge con un insistito possesso-palla. Quattro gol in casa la formazione ligure li aveva subiti dal Sassuolo (alla seconda giornata) e dalla Juventus, fuori casa a Crotone, Bologna e Roma. Il Napoli va in gol da 23 partite con Osimhen e Lozano in doppia cifra (10 reti a testa). Il nigeriano va a segno da quattro gare.

Sotto il primo sole estivo (20 gradi), giocandosi di primo pomeriggio, c'era il rischio di scoppiare e il fiato corto che il Napoli ha avuto nella ripresa contro il Cagliari dava pensiero. Ma il Napoli è tornato vibrante e bene in partita sino alla fine anche se, nel secondo tempo, ha lasciato campo allo Spezia però senza scoprire Meret. I liguri hanno fatto appena tre tiri in porta.

Gattuso si è tolta un'altra soddisfazione. Non aveva mai vinto contro lo Spezia (due pareggi e due sconfitte). Ha urlato per tutta la gara (le sue famose "telecronache" da bordo campo), soprattutto nella ripresa, incavolato per l'approccio del Napoli dopo l'intervallo. Ma il Napoli ha dominato in lungo e in largo anche quando ha subito l'ardore dello Spezia nel secondo tempo senza mai mollare e senza "dormire" sul cospicuo vantaggio conquistato nel primo tempo.

Sorpreso in fuori-gioco due volte, Osimhen s'è svegliato presto e già al 12' piazzava fuori un buon pallone che aveva "rubato" a Vignali. Il Napoli era tutto avanti e il primo gol nasceva da una lunga azione, iniziata con un lancio di Di Lorenzo per Osimhen, il gioco allargato dal nigeriano a destra per Politano, sovrapposizione di Di Lorenzo e assist del terzino per Zielinski che il polacco, in piena area, scaraventava in rete (16'). Era sorprendente il gioco di smarcamento degli azzurri per ricevere palla durato tutto il primo tempo mandando in bambola lo Spezia.

Il Napoli pressava alto per frenare l'inizio della manovra spezzina e per puntare subito la porta avversaria. Ritraendosi, Zielinski, recuperata palla nella metà campo azzurra, allungava il pallone per Osimhen che andava a concludere (23') per il raddoppio. Il nigeriano, un incubo per la difesa ligure.

Napoli padrone del campo e dell'avversario con Hysaj che andava anche lui al tiro (34', alto) dopo un disinvolto inserimento offensivo. Poi Insigne scodellava una punizione centrale invitante, a trenta metri dal limite dello Spezia, e Osimhen sbucando come un gatto alle spalle della barriera difensiva ligure insaccava da centravanti sfondatore (44').

Italiano cambiava l'attacco nella ripresa prima con Piccoli per Verde (46'), poi con Farias per Gyasi (68'). Ma erano i suoi centrocampisti a non essere in partita, tagliati fuori dal gioco a un tocco degli azzurri.
Lo Spezia veniva avanti e andava in gol con Piccoli, che accompagnava di petto la palla in rete dopo la respinta prodigiosa di Meret sul colpo ravvicinato di testa di Estevez (64'). Primo tiro in porta dei liguri.

Lo Spezia fiutava il rallentamento azzurro. Lo fiutava anche Gattuso che inseriva Mertens per Zielinski, confermando Osimhen per non rinunciare alle due punte, e Mario Rui per Hysaj (69'). Insigne ne saltava due mandando in gol Politano (73') che però si faceva chiudere al momento della conclusione in corsa nell'area spezzina.

A Mertens si girava la caviglia sinistra in uno scontro e doveva uscire con gli ulteriori cambi di Gattuso (75' Elmas per Mertens, Lozano per Politano). Sfortunato il piccolo belga che restava in campo sei minuti. Anche Italiano cercava di vivacizzare la sua squadra con Saponara per Agudelo e il napoletano Acampora per Estevez (77').

Prima che i cambi liguri sortissero qualche effetto, il Napoli volava in contropiede con Osimhen che, altruista, offriva a Lozano la palla del 4-1, fine delle trasmissioni (78'). Il Var confermava che Osimhen era partito in posizione regolare (solo più avanti di Ismajli, ma "coperto" da Chabot, lontano).

C'era tempo per applaudire Osimhen che lasciava il posto a Petagna (83') e, con l'ultimo recupero difensivo di Insigne e il palleggio finale degli azzurri nella metà campo dello Spezia, la partita "licenziava" il Napoli col secondo migliore attacco del campionato (78 gol) dopo l'Atalanta (79), in attesa dei risultati delle altre squadre concorrenti a conquistare un posto Champions.

Si replica a stretto giro di posta, martedì l'Udinese a Fuorigrotta. L'ultimo tour di quattro partite "da vincere", che assicurerebbero al Napoli la prossima Champions a 79 punti, ha avuto un magnifico inizio.

SCUDETTO
C'è uno scudetto sulle maglie dello Spezia, un ovale tricolore con una "I" nera, Italia, sul bianco. È lo scudetto del 1944. Non figura nell'albo d'oro del campionato italiano. Non figura negli almanacchi. È un titolo onorifico che lo Spezia sfoggia sulle sue maglie dal 2002 per concessione della Federcalcio.

Che cosa è stato lo "scudetto" del 1944? È stata la vittoria del 42° Corpo dei Vigili del fuoco di La Spezia in un "campionato di divisione nazionale misto" organizzato a Milano dai funzionari della Figc presenti nella Repubblica Sociale Italiana quando il Paese in guerra era diviso in due dalla Linea Gotica. Da Roma in giù l'Italia liberata dagli americani, al nord i fascisti e i tedeschi.

Lo Spezia calcio, data di nascita 1906, non esisteva quasi più, dirigenti e calciatori sui fronti di guerra. Un dirigente rimasto in città contattò il comando dei Vigili del fuoco di La Spezia per allestire comunque una squadra che potesse partecipare a quel campionato dell'Alta Italia. Nacque una squadra con calciatori dello Spezia disponibili e l'allenatore Barbieri e calciatori presi in prestito da altri club.

La formazione dei Vigili del fuoco di La Spezia cominciò a giocare nel girone D del settore emiliano con memorabili trasferte sulle autobotti dei pompieri, sotto i bombardamenti. Vinse il girone davanti alle squadre di Suzzara, Fidenza, Parma e Busseto qualificandosi nel girone B di semifinale con Modena, Carpi e Suzzara. Successivamente affrontò il Bologna. La partita sul campo dei felsinei fu interrotta da incidenti, lo Spezia in vantaggio con un gol in sospetto fuorigioco. Il Bologna ebbe partita persa e rinunciò a giocare la gara di ritorno.

Lo Spezia si guadagnò il diritto di giocare la fase finale del torneo a Milano dove fu presente anche il Grande Torino, campione d'Italia nel 1943 e che, finita la guerra, avrebbe vinto altri quattro campionati, l'uno dietro l'altro.

All'Arena di Milano, i Vigili del fuoco di La Spezia pareggiarono 1-1 col Venezia e batterono addirittura il Torino (2-1) che era reduce da una faticosa trasferta a Trieste. Il Torino batté successivamente il Venezia 5-2 e il torneo fu vinto dagli spezzini che si erano aggiudicati entrambe le gare contro veneziani e torinesi. Il titolo di campione d'Italia fu negato alla squadra ligure perché ottenuto nel territorio e sotto l'egida della Repubblica sociale di Salò. Di recente la Figc ha rilasciato allo Spezia un riconoscimento onorifico di quella vittoria.

Nella formazione dei Vigili del fuoco di La Spezia (Bani; Borrini, Amenta; Gramaglia, Persia, Scarpato; Tommaseo, Rostagno, Costa, Tori, Angelini) giocò Bruno Gramaglia che, a cavallo degli anni della seconda guerra mondiale, visse la sua carriera calcistica nel Napoli.

Gramaglia, genovese, arrivò la prima volta al Napoli nel 1938 quando aveva 19 anni, proveniente dall'Andrea Doria. Rimase cinque anni. Allo scoppio della guerra, tornò a Genova. Vinse il campionato Alta Italia del 1944 con la squadra dei Vigili del fuoco di La Spezia. Ritornò alla Doria nel campionato '45-'46. Nel 1949 di nuovo al Napoli per altri sei campionati. In totale, undici tornei in maglia azzurra, 273 presenze e 4 gol.

SPEZIA-NAPOLI 1-4 (0-3)

NAPOLI (4-4-2): Meret; Di Lorenzo, Manolas, Rrahmani, Hysaj (69' Mario Rui); Politano (75' Lozano), Fabian Ruiz, Demme, Insigne; Zielinski (69' Mertens, 75' Elmas), Osimhen (83' Petagna).

SPEZIA (4-3-3): Provedel; Vignali, Ismajli, Chabot, Marchizza; Estevez (77' Acampora), Ricci, Maggiore; Verde (46' Piccoli), Agudelo (77' Saponara), Gyasi (68' Farias).

ARBITRO: Irrati (Pistoia).

RETI: 16' Zielinski, 23' e 44' Osimhen, 64' Piccoli, 78' Lozano.