di James Hansen

Siamo nel pieno della stagione degli AGM—gli Annual General Meetings, le assemblee degli azionisti delle società quotate—e in non pochi casi, specialmente nei paesi anglosassoni, quegli azionisti sono inviperiti per gli stipendi dei capi delle aziende in cui hanno investito. In Inghilterra gruppi del calibro di BAT-British American Tobacco, BAE Systems, AstraZeneca e lo stesso London Stock Exchange stanno affrontando vere e proprie ribellioni a causa dei piani di remunerazione e di bonus dei loro più alti dirigenti. È stata particolarmente controversa la questione legata alla paga stellare di Tim Steiner, il CEO di Ocado—un gruppo inglese che sviluppa sistemi di automazione per i rivenditori online. Ha guadagnato ben 58,7 milioni di sterline (€67,6 milioni) per i suoi servigi nel 2019—2.605 volte il reddito medio annuo dei suoi dipendenti.

Negli Usa, la proposta di dare un bonus per l’anno di 47 milioni di dollari—circa €40 milioni—al CEO di General Electric, Larry Culp, è sembrata “problematica” agli attivisti degli “shareholder’s rights”. Culp si è difeso dicendo: “Non ho preso lo stipendio l’anno scorso dopo l’arrivo della pandemia Covid. Abbiamo fatto tutti dei sacrifici”. Forse chi più e chi meno... Altri gruppi americani nel mirino di investitori inferociti per le paghe dei CEO comprendono AT&T (media e telecomunicazioni), la banca Wells Fargo e Johnson & Johnson. Rivolte da parte degli azionisti hanno già fatto saltare piani di remunerazione dirigenziali giudicati troppo generosi a Starbucks (caffetterie) e Walgreens Boots Alliance (catene di farmacie).

In Italia Mediobanca ha recentemente calcolato che lo stipendio medio di un top manager vale “oltre 36 volte il costo medio del lavoro (56.900 euro)” e che occorrono quindi “36 anni a un lavoratore medio per guadagnare quanto il proprio dirigente apicale nel 2020”. Secondo il Financial Times, i CEO delle società presenti nell’indice FTSE100 guadagnerebbero in media oltre 15mila sterline al giorno—€17mila. C’è un po’ di sana avidità al cuore dell’incredibile motore economico che ha fatto arricchire l’Occidente in una maniera inimmaginabile cent’anni fa... Ma questo non è il momento di strafare. Ai livelli meno elevati, tra la gente comune, il prossimo futuro economico non promette niente di buono, e tanto meno stipendi favolosi per le masse. La confusione dovuta all’emergenza Covid tarda a passare.

Angela Merkel non garantisce più per la Germania, Ursula von der Leyen non è mai stata la garante della Ue—e il Regno Unito manda navi da guerra per difendere l’isola di Jersey dai francesi. Will Dunn, editorialista della rivista inglese New Statesman, ha avanzato una proposta: dato che i CEO sono favolosamente costosi, perché non abolirli? “Mentre le aziende corrono a rimpiazzare i dipendenti più umili con dei sistemi automatici, gli alti dirigenti mostrano poco interesse nell’automatizzare se stessi... Le decisioni umane sono il prodotto di pregiudizi e assunti irrazionali, uno dei motivi per cui la strategia è un tema così difficile, e i ruoli che richiedono “strategic decision-making” così ben retribuiti... La difficoltà nel fare scelte genuinamente razionali, come anche l’alto costo delle persone che le fanno, è un ottimo motivo per passare questi compiti al software”...