di Stefano Ghionni

Diciamocela tutta: è facile, fin troppo, parlare degli italiani all'estero, battersi per i loro diritti di rappresentanza, impegnarsi a non recidere quell'esile filo che ancora li tiene avvinti alla Patria, riempirsi di promesse solenni. Soprattutto in tempi di campagna elettorale, quando le parole scorrono a fiumi. Ed i "farò, dirò, interverrò" si sprecano.

Poi capita che in piena pandemia ci si dimentichi letteralmente dei circa 6 milioni (in pratica il doppio degli abitanti di una città come Roma) di nostri connazionali sparsi per il mondo e, peggio ancora, quel poco di buono che ancora viene trasmesso in tv (eclatante la recente decisione di "mamma Rai" di eliminare dal proprio palinsesto la "Giostra del Gol", seguitissima trasmissione sportiva dedicata al massimo campionato italiano di calcio, particolarmente apprezzata oltre confine) per loro, venga addirittura...cassato.

E buonanotte!! Se questo è il modo di comportarsi, siamo freschi! D'altronde, di che ci meravigliamo se per settimane e settimane tanti nostri connazionali sono stati abbandonati in hotel e aeroporti, impossibilitati a fare ritorno a casa per via del coronavirus, lasciati letteralmente in balia degli eventi? Così va la vita: finché servono, gli "italiani all'estero" son buoni. Una volta utilizzati (o, per meglio dire, "sfruttati") però, possono tranquillamente tornarsene al loro posto, lì dove sono stati finora, senza infastidire il manovratore. Come dice il celebre detto? Lontani dagli occhi, lontani dal cuore. Dove insomma non creano problemi.

Sì, ma con chi prendercela se quelli mandati in Parlamento a rappresentarli, dalle lontane lande del Sud e Centro America, risultano poi tra i più assenti del lotto? Con chi prendercela se quelli scelti per fare da loro portavoce, poi la "voce" preferiscono tenersela ben riposta nel fatidico cassetto? Avete letto bene, non strabuzzate gli occhi. Secondo una recente ricerca di Open Parlamento, a cura di Open Polis (società che, tra le altre cose, si occupa di monitorare i lavori di Camera e Senato), tra gli onorevoli nostrani meno presenti all'ombra del Cupolone spiccano quattro deputati eletti nella circoscrizione "America Meridionale".

Si tratta, per la precisione, di Fausto Guilherme Longo, Eugenio Sangregorio, Mario Borghese e Luis Roberto Di San Martino Lorenzato IV. I primi tre iscritti al gruppo Misto, l'ultimo in quota Lega. Ebbene, report alla mano, il più "attivo" dei quattro è risultato essere l'esponente del Carroccio il quale ha totalizzato il 42.72% di presenze (sia fisicamente, sia in termini di partecipazione al voto). Pensate: Borghese e Guilherme sono risultati "attivi" ai lavori del Parlamento rispettivamente solo per il 26,55% ed il 30,5% dei casi avendo partecipato, udite udite, solo allo striminzito 0,5% delle missioni alle quali pure avrebbero potuto prendere parte.

Tradotto in soldoni: chi era stato mandato a Roma dall'America Latina, nella Città Eterna ci è stato veramente col contagocce. E come vogliamo che ci si ricordi degli italiani all'estero se i primi a scordarselo sono i loro legittimi rappresentanti?