di ALESSANDRO CAMILLI

Sanità, operatori e lavoratori nel settore sanitario, circa un milione e settecentomila persone in Italia. Di questi 85mila, circa il 5 per cento del totale, non sono vaccinati a due mesi dalla legge che stabiliva l’obbligo della vaccinazione per chi nelle strutture sanitarie e nella Sanità lavora. In totale ne risultano 8 mila, praticamente nessuno medico. Vanno cercati soprattutto tra gli addetti a varie mansioni assistenziali (non necessariamente infermieristiche) nelle Rsa e anche in qualche ospedale. Vanno cercati soprattutto tra coloro che lavorano ai servizi di varia natura dentro le strutture sanitarie. Sono tanti anche in proporzione: il 5 per cento quando dovrebbero essere più o meno lo 0,5 per cento.

Due mesi fa la legge che obbliga a vaccinarsi se si lavora nella Sanità. Come funziona? Ecco come non funziona, resa inapplicabile o quasi dal peso delle infinite cautele ad applicarla. Non funziona così: entro 5 giorni dal varo della legge trasmissione da parte delle aziende sanitarie dei nomi del loro personale alle Regioni. Regioni hanno (avevano) dieci giorni per verificare e trasmettere alle Asl i nomi degli inadempienti all’obbligo. Altri cinque giorni, poi parte l’invito a vaccinarsi. Se non si vaccina, l’invito diventa richiesta formale. Se ancora non si vaccina, segnalazione trasmessa all’azienda dove il soggetto lavora e all’Ordine professionale cui eventualmente appartiene. Insomma un giro lungo e nutrito di segnalazioni e trasmissioni, un giro con molte soste e alla cui fine si è al punto di partenza: chi non ha voluto vaccinarsi resta non vaccinato e al posto di lavoro dove lavorava prima. Pena: spostamento o sospensione senza stipendio o licenziamento. Realtà: scappatoie, ricorsi, non vaccinati intoccabili.

Per l’operatore della Sanità che rifiuta di vaccinarsi (portando quindi volontariamente pericolo e danno ai cittadini-pazienti-malati con cui ha contatto sul lavoro) la legge prevede lo spostamento di mansione. Ma nella realtà spostare in mansioni che non prevedano contatto con il pubblico è realizzabile in pochi casi e, comunque, c’è quasi sempre un sindacato o un avvocato che si oppone. L’azienda, ammesso che voglia, fa fatica ad applicare la legge, legge confezionata in maniera tale da rendere arduo il raggiungimento del suo obiettivo. Non per caso, la legge è fatta così per over dose di iper garantismo verso il disertore del vaccino. La sospensione senza stipendio? Un bau-bau che abbaia e non morde mai perché il ricorso avverso al provvedimento è garantito e protetto. Licenziamento? Assolutamente teorico, di fatto mai praticato.

Nella legge che obbliga gli operatori della Sanità a vaccinarsi c’è ovviamente la caduta dell’obbligo nel caso “ragioni di salute” sconsiglino il vaccinarsi. Quali ragioni di salute? La legge non specifica e la giusta caduta dell’obbligo per generali e vaghe ragioni di salute diventa una scappatoia per i disertori dell’obbligo larga otto corsie. Il no vax a qualsiasi titolo che lavora nella Sanità non farà fatica a procurarsi un certificato di esenzione obbligo per “ragioni di salute”. Legge ignorata, aggirata, inapplicata - A due mesi dal suo varo la legge che obbliga gli operatori sanitario ad essere vaccinati se vogliono lavorare nelle strutture sanitarie è inapplicata grazie alla sua impalcatura burocratica, è aggirata grazie alle sue falle normative e grazie al sostanziale boicottaggio da parte dei sindacati, è ignorata, è come se non ci fosse grazie all’inesistenza di un reale principio di autorità e della voglia politica e sociale di applicarlo. Ma questo non riguarda certo solo i disertori del vaccino nella Sanità.