di GIANFRANCO ROTONDI

Albertini ha ringraziato e declinato l’offerta di candidatura a sindaco di Milano per il centrodestra. Bertolaso non ha neppure ringraziato, e ha passato la mano. Delle altre città si sa meno, per la regola mediatica che ‘zooma’ solo i grandi centri: ma la tendenza è la stessa, le grandi personalità si sfilano alla prima invocazione del tavolo di centrodestra. Certamente influisce lo sputtanamento dolosamente indotto dai media sulla figura del politico: una volta l’elezione a sindaco coronava il corso di onori di un professionista, di un imprenditore, di un cittadino. Oggi no. Chi vive bene, difficilmente si infila nel tunnel della lotta barbara di questa stagione, con annesso odio social senza risparmio di dosi. E il tutto per cinque anni di grane da affrontare in Comune, con danni professionali ed economici, e per quattromila euro netti al mese, senza considerare la probabilità di un successivo decennio di giudizi amministrativi, civili e penali, inevitabile indotto di una prestazione amministrativa. Davvero fare il sindaco è un’avventura spericolata per una persona di successo.

Ma non è solo questo a mettere in fuga i migliori candidati. Esiste una remunerazione morale che ancora può motivare un cittadino a rinunciare a qualcosa per la propria comunità: è il gusto di lasciare un segno, sentendosi parte di un progetto di Patria, di Paese, di Comunità. È quello che il giurista campano Ettore Fiore chiama ‘reddito psichico’, una soddisfazione che va oltre il calcolo dei propri interessi economici. Per anni la borghesia italiana è stata mossa dal ‘reddito psichico’. La Dc fu fondata a Milano, dalle grandi famiglie borghesi riunite in casa di Enrico Falck, che mai volle candidarsi, ma aprì la strada all’impegno politico di una generazione di avvocati, medici, imprenditori. Il celebre avvocato genovese Acquarone, scomparso da poco, confessava che l’impegno parlamentare gli costava come una barca di trenta metri, ma non vi rinunciò mai.

Anche il centrodestra ha coinvolto la borghesia illuminata di questo Paese: Albertini stesso ne è stato una bandiera, non la sola. Berlusconi ha immesso nelle istituzioni migliaia di sindaci, amministratori, parlamentari tratti dalla borghesia professionale e produttiva. È accaduto anche a sinistra, per carità, ma questa spinta a destra è il ‘core business’, non se ne può fare a meno. È la ragione sociale, e oggi manca. La classe dirigente diffusa di questo Paese snobba il centrodestra. Non lo stima, non lo considera affidabile, né preferibile -negli argomenti, nelle parole d’ordine- allo sgangherato populismo che fortunatamente e velocemente declina a sinistra. Ecco perché non si trovano i candidati: semplicemente perché il centrodestra non è come dovrebbe essere. Ed è un problema per il Paese, non per i politici.