Di PIETRO SALVATORI

Non essere né di destra né di sinistra, ma un po’ di sinistra in effetti sì, ma nemmeno troppo, perché “guarderemo anche alle esigenze dell’elettorato moderato”. È questo il nuovo Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte, che ha pronti Carta dei valori, Statuto e organigramma ma li tiene ben chiusi in un cassetto in attesa che si sciolga il nodo-Casaleggio. È tutto un brulicare nel Movimento 5 stelle, in una situazione che ormai perdura da più di due mesi nella quale l’unica cosa chiara è che si debba aspettare Godot e tutto il resto è avvolto in una nebulosa. Le chat dei parlamentari ribollono: “Con chi l’ha scritto il programma Conte?”, si chiede un senatore leggendo sulle pagine del Fatto l’annuncio dell’avvocato: “L’ho già scritto, entro fine mese la presentazione”. Aspetta, lima, traccheggia, mandando in fumo il “grande evento” annunciato per la scorsa settimana e finito in un nulla di fatto, mentre dal Parlamento gli imputano di aver trasformato il retroscena in scena: se avesse sciolto le riserve da subito - il senso del ragionamento - avrebbe concentrato l’attenzione su di sé, mentre al contrario lo spettacolo offerto è quello dei veleni, dei cavilli, delle carte bollate e dell’accapigliarsi sui soldi con Rousseau, un matrimonio finito malissimo, con un patrimonio di oltre 100mila attivisti certificati che dovrebbero incoronare l’avvocato del popolo ma rimangono chiusi in un server di Milano. C’è insofferenza per l’attesa che sempre più sembra indecisione. Gli accordi sulle amministrative sono un disastro, e Conte è limitato dalla mancanza di una legittimazione che gli consentirebbe di muoversi con più decisione, “sempre che lo voglia fare o ne sia capace”, ironizza un parlamentare. Una fonte interna che ha seguito il dossier gli imputa anche robuste responsabilità sulla frattura dolorosa con Rousseau: “Il problema è l’immobilismo - spiega - ha delegato tutti gli incontri con Davide a Vito Crimi e Roberta Lombardi non occupandosi direttamente della questione. Solo due giorni prima del famoso ultimatum ha iniziato a preoccuparsi e si è mosso, quando ormai le cose erano andate troppo avanti ed era tardi”. Complice anche Beppe Grillo, che fino all’ultimo ha minimizzato e assicurato che l’accordo era a un passo. L’ex comico ha sondato Nina Monti, tra le altre cose cantautrice, spin doctor e curatrice del suo blog. È sua una delle società in lizza per succedere alla Casaleggio Associati nella gestione della piattaforma informatica 5 stelle, possibilità che desta qualche perplessità, non solo relative alla gestione della piattaforma e delle votazioni online, ma soprattutto riguardanti l’attività di affiancamento e supporto che la società milanese garantiva agli eletti nelle amministrazioni comunali e regionali, che la società della Monti non si sa se può garantire. Rimane l’attesa per la presentazione di Carta dei valori e dello Statuto, mentre si rumoreggia su quale collocazione politica Conte voglia dare al suo Movimento. Nel campo opposto ai sovranisti, certo, ma quali siano le linee guida non si sa. Di sinistra, ma alternativi al Pd e alla sinistra radicale, magari ecologista, forse anche moderato: “La sua ambizione - spiega un esponente di governo - è occupare anche lo spazio dove attualmente sono Italia viva e Forza Italia, ma come questo si sposi con le idee radicali che abbiamo sul reddito minimo e sull’ecologia non si capisce”. Fallito o quasi il primo banco di prova, quello delle amministrative, fallita l’operazione di ricucitura con Casaleggio, Conte, che eredita un quadro dissestato anche per responsabilità non sue, non può fallire la prossima mossa. Sempre che l’attesa non sia essa stessa la mossa, ma la pazienza nel Movimento si sta erodendo ogni giorno un po’ di più.