Maggio, un mese nero per i giornalisti italiani, in cui hanno perso la vita ben sette di loro. E proprio nella settimana in cui pubblichiamo questo magazine cadono tre anniversari: Grilz e Polenghi furono uccisi entrambi il 19 maggio, rispettivamente nel 1987 e nel 2010, e Rocchelli il 24 maggio 2014. Graziella De Palo, Italo Toni, Almerigo Grilz, Guido Puletti, Marco Luchetta con Alessandro Ota e Dario D’Angelo, Ilaria Alpi con Miran Hrovatin, Marcello Palmisano, Gabriel Gruener, Antonio Russo, Maria Grazia Cutuli, Raffaele Ciriello, Enzo Baldoni, Fabio Polenghi, Vittorio Arrigoni, Andrea Rocchelli e Simone Camilli. Dal 1980 a Beirut al 2014 a Gaza, sono 19 i giornalisti e gli operatori tv uccisi all’estero perché svolgevano in prima linea il loro lavoro. I loro nomi si aggiungono a quelli dei loro nove colleghi uccisi dalle mafie tra il 1960 e il 1993: Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Giuseppe Impastato, Mario Francese, a Giuseppe Fava, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Giuseppe Alfano. E alle due vittime del terrorismo degli anni di piombo, Carlo Casalegno e Walter Tobagi. Trenta nomi per trenta storie personali diverse, ma accomunate dalla stessa passione per il giornalismo come impegno civile. Le loro storie ora sono raccolte per la prima volta insieme nel sito Cercavano la verità realizzato da Ossigeno per l’Informazione Maggio è un mese nero per i giornalisti italiani. Un mese in cui hanno perso la vita ben sette di loro tra cui Walter Tobagi il 28 maggio. E proprio nella settimana in cui pubblichiamo questo magazine cadono tre anniversari: Grilz e Polenghi furono uccisi entrambi il 19 maggio, rispettivamente nel 1987 e nel 2010, e Rocchelli il 24 maggio 2014. Ai due fotoreporter Polenghi e Rocchelli, uccisi il primo a Bangkok e il secondo in Ucraina, saranno dedicate alcune delle prossime pagine. In cui troverete anche le testimonianze di Alberto Spampinato, presidente di Ossigeno e fratello di Giovanni, e libri per approfondire. Più di un archivio, più di una porta unica di accesso alle informazioni, ora in ordine sparso, sulle vicende che hanno portato alla morte di 30 uomini e donne che la passione per il giornalismo ha portato in prima linea: uno strumento al servizio della memoria collettiva. E’ questo il sito Cercavano la verità, realizzato da Ossigeno per l’Informazione e messo online il 3 maggio, Giornata Mondiale della Libertà di Stampa. Cercavano la verità presenta in modo unitario le storie di trenta giornalisti italiani uccisi dal 1960 ad oggi dalle mafie, dal terrorismo e dai conflitti all’estero. E al tempo stesso racconta una sola storia: quella di persone di provenienze e culture diverse, ma accumunate da una grande passione per la professione giornalistica e da un impegno civile per la ricerca della verità. “Tante storie, una sola storia: Cercavano la verità” è anche lo slogan con cui Ossigeno diffonde dal 2014 Il Pannello della memoria, che ne raccoglie tutti insieme i nomi e i volti. Ricordarli insieme significa farne conoscere le storie personali e al tempo stesso affermare il valore della professione giornalistica e della battaglia per affermare il diritto-dovere di informare, anche quando si affrontano rischi per far conoscere verità scomode. Il nuovo sito raccoglie le biografie dei giornalisti uccisi, gli sviluppi delle vicende giudiziarie volte a individuare i responsabili della loro morte, le testimonianze, le immagini, i riferimenti bibliografici, i siti, i documentari e gli articoli pubblicati su di loro, aggiungendo materiali inediti e proponendosi come un archivio in continuo aggiornamento. A fare da base è il libro fuori commercio “Giornata della Memoria per i Giornalisti vittime di mafie e terrorismo” realizzato nel 2008 dall'Unione Nazionale Cronisti Italiani (UNCI), allora presieduta da Guido Columba, La stessa Unione aveva inaugurato, il 3 maggio dello stesso anno in Campidoglio a Roma, la Giornata della Memoria, da allora celebrata annualmente. Si è trattato della prima iniziativa che dava il via ad una modalità di ricordo collettiva. Con il nuovo sito si apre ora una nuova fase, un work in progress per fare di tutti i giornalisti uccisi, mentre lavoravano con coraggio in prima linea, una testimonianza vivente del giornalismo migliore.