di Stefano Casini

Rai Italia, dalle stelle alle stalle, sí, caro Direttore, siamo in pochi a conoscere la vera storia della RAI in America Latina e mi permetto di dirlo, personalmente, non credo che ci siano due persone come Gianni Raso e il sottoscritto, Stefano Casini, che ne sappiano tanto.

Avevo 12 anni quando un giorno di giugno del 1965, mio padre Luigi, riuní la famiglia (mia madre, mia sorella e il sottoscritto) per darci una notizia molto importante: “Devo darvi una notizia molto importante. A novembre ce ne andiamo a vivere in Uruguay!”. Silenzio sepolcrale poi la mia vocina che rispose: “Uruguay? Di dove è Schiaffino?”, e ricordai il giorno che, nel 1961, quando avevo appena 8 anni, mio padre mi portó, assieme a Nonno Alfonso, all’Olimpico per vedere una partita dove ancora giocava per  la Roma il Peppe Schiaffino, Campione del Mondo di Calcio del 1950 e mio padre mi segnaló qual era.

Da quel momento la vita della famiglia Casini Caroselli cambió completamente e oggi mi trovo scrivendo orgogliosamente per gli italiani all’estero attraverso l’unico quotidiano italiano che abbiamo nelle Americhe.

I primi tempi furono un vero e proprio ciclone di italianità. Mio padre, che aveva una capacità di lavoro invidiabile, negli anni ‘60, viaggiava in tutti i paesi dell’America Latina per fare accordi con emittente radio-televisive e diffondere la lingua e la cultura italiana, attraverso programmi come Studio Uno o Canzonissima che, nel giro di pochi anni, diventarono un simbolo dell’Italia con audience strepitose. Tant’é vero che, in Uruguay, lo scomparso giornalista sportivo Sanchez Padilla, inizió nel 1970 uno dei programmi sportivi più visti nella storia del paese che titoló “Estadio UNO”, parafrasando uno dei programmi emblematici della RAI.

La sede si chiamava RAI PARA LAS AMERICAS e si trovava all’angolo di 18 de Julio e Rio Negro, davanti allo storico London-Paris, il grande magazzino VIP di Montevideo fino al 1966. Nella sede continentale, attorno agli anni ‘90, eravamo una ventina di persone a lavorare, non soltanto nella distribuzione dei programmi RAI, ma anche realizzando Radio-Teatro, Giornale Radio tutti i giorni per 140 emittenti radio in Italiano, Spagnolo e Portoghese, nonchè, dal 1990, la Redazione Giornalistica continentale, guidata dal sottoscritto.

È vero, dal 1965 ad oggi, il mondo non ha quasi nulla in comune, ma in America Latina circolano oltre 2 milioni di passaporti italiani, ci sono decine di migliaia di connazionali nati in Italia che lavorano, emigrano, si innamorano e per tutti loro, la RAI è come per gli inglesi la BBC o per gli americani la CNN en Español o come la TV Española per gli spagnoli, un punto di riferimento, una forma di allenare la lingua, tenersi aggiornati con i TG e lo Sport che, per noi, è qualcosa di sacrosanto!

Dal 2011 in poi, quando chiuse la sede RAI di Montevideo, come lo fece poco più tardi quella di New York con i suoi 60 impiegati, il nostro servizio pubblico cominció a tagliare e tagliare, cosí tanto che scomparse tutta la programmazione dalle Americhe, i servizi giornalistici, eccetto un solo corrispondente da New York.

La crisi del 2008 fu fondamentale o fu una grossa alibi per chiudere tutto, mentre i francesi lasciavano intatte le loro redazioni centrali, gli inglesi avevano i loro giornalisti nelle principali città del continente, gli americani della CNN un rappresentante per ogni capitale o i tedeschi con la loro Deutchewelle. Mentre noi italiani solo con RAI Italia che, fino al 2007 si chiamava RAI International e cambió nome quando, dopo un mio suggerimento in una cena a Caracas, l’allora Direttore Badaloni, decise di passare a RAI Italia. Il perché? Semplice: mi disse il Direttore: “Senti Stefano, come hai visto tutti i connazionali si lamentano per i nomi che mettiamo in Inglese, soprattutto RAI International. Tu che nome metteresti?”. RAI ITALIA – risposi e rimase il nome di RAI Italia.

Da sempre, ma soprattutto negli ultimi anni durante i quali il segnale ha perso molta forza, almeno in America Latina, anche se la Serie A si puó vedere  in diretta su altri cavi internazionali, il programma più seguito è sempre lo stesso: La Giostra dei Gol. Eliminare questo programma: significherebbe un po’ lasciare RAI Italia alla deriva, anche perchè, gli unici Direttori che, durante la loro gestione, hanno voluto fare qualcosa di autentico, visitando l’America Latina e parlando con le associazioni dei connazionali, sono stati Roberto Morrione e Claudio Badaloni. Non possiamo dimenticare un altro Direttore che si preoccupó dell’America Latina, Massimo Magliaro che mi fece fare persino programmi in Diretta da Buenos Aires e Montevideo.

Dimmi caro Direttore, perché l'hanno chiusa? Perché???????

STEFANO CASINI