Di Matteo Forciniti

Regna sovrana solo l’incertezza sul futuro dei Comites. Incertezza sulla riforma che giace in Parlamento, incertezza sulla data e le modalità del voto su cui pesano tantissime incognite, prima fra tutte l’andamento della pandemia ma non solo.

A denunciare la situazione ci ha pensato il Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) riunito ieri in una videoconferenza dove ha partecipato anche il sottosegretario agli Esteri Della Vedova che -anziché rassicurare- ha lasciato ulteriori dubbi sul futuro di quello che dovrebbe essere l’organismo di rappresentanza più vicino agli italiani all’estero a livello territoriale e invece sembra continuare ad essere abbandonato al suo destino, ancora una volta.

“Gli italiani all’estero devono avere la possibilità di partecipare al rilancio del Paese e meritano un adeguato riconoscimento in un momento in cui c’è bisogno di una svolta radicale dato che l’ultima volta, nel 2015, votò solo il 3,5% degli elettori” ha ricordato il segretario del Cgie Michele Schiavone. “Queste elezioni rappresentano un occasione da cogliere ma in quali condizioni ci arriveremo? Con quali strumenti si voterà?”.

Sulle elezioni per il rinnovo dei Comites previste per il 3 dicembre - ha sottolineato il segretario generale - pesa come un macigno l’incubo di ripetere la scarsa affluenza che vorrebbe dire gettare ulteriore discredito dato che c’è “urgente bisogno di dare garanzie e credibilità a questo voto”.

C’è innanzitutto l’andamento della pandemia a provocare dubbi e malumori tra i consiglieri, specialmente in alcune aree del mondo molto popolate dai connazionali come l’America Latina che si trova in una fase molto delicata dell’emergenza sanitaria. Le misure restrittive imposte dal Covid in tantissime nazioni ostacoleranno la partecipazione? Come si potrà svolgere la raccolta delle firme per la presentazione delle liste? E poi ancora il tema delicatissimo della campagna informativa già di per sé quasi nulla in passato e difficilmente migliorabile senza incontri pubblici, senza dibattiti.

Altre preoccupazioni sono “lo stato della rete consolare” che dovrà organizzare queste elezioni e che “in alcune aree del mondo si trova in forte affanno” e poi la cosiddetta opzione inversa, vale a dire far votare solo gli elettori che ne facciano richiesta, un principio che è stato al centro di innumerevoli e feroci critiche fin dalla volta scorsa.

Alla luce di questa situazione, “il ministero degli Esteri ha previsto un piano B? Esiste la possibilità di un eventuale rinvio?” si è chiesto Schiavone. “Con queste condizioni il sospetto è che ci sia qualcuno che vuole fare piazza pulita dei Comites e di conseguenza del Cgie perché hanno dato fastidio” ha affermato senza giri di parole Tommaso Conte, coordinatore dell’Intercomites Germania, in uno degli interventi più duri.

Di tutt’altro genere le parole del sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova che è apparso estremamente cauto, senza mai sbilanciarsi: “Per la Farnesina le elezioni dei Comites rappresentano un obiettivo prioritario, alla luce della complessa esperienza determinata dalla pandemia. Sarà importante rinnovare il rapporto coi connazionali, ripartire, anche per dare l’idea di un post pandemia. Fondamentale sarà però la partecipazione che dovrà essere fomentata attraverso una proficua collaborazione tra Governo, Cgie e Comites”.

Il sottosegretario ha in seguito parlato della riforma dei Comites, un argomento da cui si parla da oltre un decennio e su cui la politica non è riuscita ancora a decidere. Sulla riforma di Comites e Cgie attualmente esistono tre disegni di legge: due al Senato, presentati da Ricardo Merlo (Maie) e Francesco Giacobbe (Partito Democratico), e uno alla Camera, presentato da Massimo Ungaro (Italia Viva).

“Sulla riforma decide il Parlamento”. Questo il messaggio di Della Vedova che lascia intuire la posizione di assoluta neutralità da parte dell’esecutivo guidato da Mario Draghi. “In teoria il tempo per intervenire ci sarebbe ma nella pratica, considerando anche il periodo particolare che stiamo vivendo e il tipo di governo che abbiamo, è probabile che questa riforma possa non arrivare nei prossimi mesi e non so se in questa legislatura”. “Attendiamo con grande interesse” -ha proseguito il sottosegretario- “l’esito del dibattito parlamentare. Il governo accompagnerebbe volentieri l’iter accelerato ma i tempi sono quelli decisi dal Parlamento”.