di ROBERTO ZANNI

I messaggi si sono moltiplicati in fretta. Le mail sempre più numerose: mittenti italiani sparsi qua e là nel mondo, club di tifosi di diverse squadre, dalle più grandi Juve, Inter, Napoli, Milan, Roma, ma anche di meno titolate, non per questo meno importanti. I nostri connazionali all'estero ci hanno scritto per appoggiare la lotta de 'La Gente d'Italia', perchè per una volta si sono sentiti tutti coinvolti e tutti uniti. "Non è una battaglia politica, stavolta non c'entrano i partiti - ha scritto Francesco da Los Angeles - si tratta del calcio...". Solo il pallone in definitiva può unirci, ma il calcio in questa occasione sta ampliando la propria missione, promuovendo la lingua italiana. Ne eravamo certi, ma la conferma è arrivata leggendo il pensiero di tanti connazionali.

"Non mi interessa se pago anche qualche dollaro in più - ecco Luciano ancora dagli Stati Uniti, Tampa in Florida - ma un conto è seguire le partite in italiano, con discussioni, liti sul rigore. Tutto diverso invece con la freddezza dell'inglese che toglie le emozioni". E 'La Giostra del gol' da oltre vent'anni è diventata la compagna, attraverso Rai Italia, dei connazionali sparsi nel mondo, ma non solo di chi è un ultras del calcio. "I miei figli - ha raccontato Antonio dall'Australia, Melbourne - hanno cominciato a imparare l'italiano seguendo con me le partite. Sono un tifoso del Napoli e quei signori che ci raccontano cosa succede sui campi mi mancheranno, perchè con le loro parole spesso mi sembrava di essere proprio lì".

Il calcio e la sua diffusione nel mondo è cambiata nel tempo. Dalla sola tv si è arrivati fino al tablet, il cellulare, ma la tradizione domenicale del divano a tutte le ore (a seconda dei fusi) fa ancora parte degli italiani. "Chi ci racconterà più curiosità aneddoti che solo chi è sul posto, conosce le squadre, può fare?" si è chiesto Antony, italo-americano di Boston abituato ad andare al 'Caffè dello Sport' di North End. Commenti, proteste per questo probabile cambio che stravolgerà le abitudini potenzialmente di quasi 6 milioni di connazionali (senza contare figli e nipoti di italiani ancora legati alle loro radici). C'è chi se la prende con la Lega Serie A. "Possibile che non ci fosse la possibilità di lasciarci vedere le partite come eravamo abituati?" si è domandato Giovanni da Toronto. "Perchè fino ad ora sì e dal prossimo agosto no?" ha aggiunto Freddy dal Connecticut.

L'italianità del mondo, la nostra identità, tradizioni, modo d'essere e di vivere il calcio, può sembrare esagerato, ma non lo è, per l'ingordigia e il menefreghismo della Lega Serie A potrebbero essere influenzati, negativamente, per sempre. Perchè se non si ferma questa atrocità calcistica-linguistica adesso, tra tre anni quando nuovamente verranno messi sul mercato i diritti, tornare indietro non sarà possibile. Quello che si partendo non potrà essere recuperato mai più. Tra le tante grida di protesta, dolore e sostegno per la nostra lotta sono arrivate per mail da connazionali, ma anche oriundi e moltissime avevano come origine il Sud America: da Rosario in Argentina, una delle roccaforti italiane, fino al Brasile, passando da Uruguay, Venezuela... "Non toglieteci il calcio nella nostra lingua dalla nostra tv con i nostri commentatori" l'appello di Augusto da Buenos Aires. "Ho 70 anni - ha raccontato - non so se potrò tornare in Italia, sono decenni che manco e con La Giostra del gol mi sentivo meno lontano".