In genere pensiamo alla nostra vita da cittadini in termini di diritti, per essere protetti e riconosciuti dallo Stato nelle nostre libertà individuali e collettivi, ma spesso dimentichiamo che essere cittadini implica anche doveri.

 

L’art. 2 cost. è molto chiaro nell’abbinare i doveri con i diritti:

 

“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

 

Noi pensiamo che i doveri siano soltanto pagare le (non amate) tasse, prestare il servizio militare (fino a che c’era) e forse votare (che è definito un dovere civico dall’art. 48 Cost.).

 

Ma ora sta emergendo in maniera interessante che anche​ vaccinarsi​ è un dovere. Specie se appartieni alle categorie che il piano vaccinale ha ritenuto dovessero essere le prime a vaccinarsi, proprio perché legate alla prestazione di servizi essenziali.

 

Nel decreto-legge approvato ieri in consiglio dei ministri è stata disposto​ l’obbligo vaccinale​ da parte del personale medico e sanitario, prevedendo una dettagliata procedura per la sua operatività e adeguate misure in caso di inottemperanza che può portare alla assegnazione a diverse mansioni ovvero anche alla sospensione della retribuzione (lo sapremo con precisione appena il DL andrà in Gazzetta ufficiale).

 

Ma dobbiamo ricordare che già una settimana fa il Tribunale di Belluno sul ricorso dei dipendenti delle RSA che (liberamente) non si erano voluti vaccinare, ha dato ragione ai datori di lavoro che li avevano collocati in ferie obbligate.

 

Osservando che​ “la permanenza dei ricorrenti nel luogo di lavoro comporterebbe per il datore di lavoro la violazione dell’obbligo di cui all’art. 2087 c.c. il quale impone al datore di lavoro di adottare tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica dei suoi dipendenti; che è ormai notorio che il vaccino per cui è causa - notoriamente offerto, allo stato, soltanto al personale sanitario e non anche al personale di altre imprese, stante la attuale notoria scarsità per tutta la popolazione - costituisce una misura idonea a tutelare l’integrità fisica degli individui a cui è somministrato, prevenendo l’evoluzione della malattia”.

 

Mi pare veramente una costruzione di precisione geometrica che ci fa tornare alla essenza del nostro vivere associato. Prima ancora che un diritto in nome della salute individuale o di un obbligo in nome di un interesse della collettività, il vaccino per il Covid, in questa situazione, è un dovere deontologico per le categorie indicate come prioritarie dal legislatore.

 

Perché la nostra vita associata comporta di adempiere ai “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. È bene non dimenticarlo.