di Matteo Forciniti

La fuga del boss della 'ndrangheta Rocco Morabito si è conclusa ieri pomeriggio in un albergo di Joao Pessoa, capitale dello stato di Paraiba, nel nord-est del Brasile. Il secondo mafioso più ricercato d'Italia dopo Matteo Messina Denaro era già stato latitante per 23 anni, dal 1994 al 2017, scomparendo per la seconda volta nella notte del 24 giugno 2019.

Fu una fuga cinematografica e spettacolare quella realizzata dal carcere "Central" di Montevideo che a distanza di quasi due anni resta ancora un incredibile mistero. Colui che era stato ribattezzato come il "re della cocaina di Milano" venne arrestato nel settembre del 2017 a Montevideo dopo aver trascorso una lunga latitanza a Punta del Este insieme alla famiglia facendosi passare per un imprenditore brasiliano attivo nella coltivazione della soia. Dopo l'arresto cercò in ogni modo di evitare l'estradizione in Italia dove era stato condannato in contumacia a trent'anni di carcere per diversi reati ingaggiando una lunga battaglia legale che aveva provocato anche la firma di un accordo tra i due paesi stipulato durante la visita del ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero nel marzo del 2019.

Con grande puntualità e nonostante l'allarme inascoltato degli 007 uruguaiani, la fuga si concretizzò subito dopo la decisione finale della magistratura uruguaiana che autorizzava definitivamente l'estradizione. Con Morabito evasero dal tetto dell'istituto penitenziario altri tre detenuti catturati dopo pochi giorni. Dopo l'evasione Morabito si recò presso una pizzeria di Punta Carretas e da lì partì verso Minas, cittadina del dipartimento di Lavalleja. Successivamente rientrò a Montevideo e dopo essere entrato all'interno della pizzeria scomparve ancora una volta prima dell'ultima tappa vissuta in Brasile appena conclusasi.

Ma come è potuta succedere questa fuga che ha infangato l'immagine dell'Uruguay nel mondo? E poi, soprattutto, chi ha aiutato uno dei trafficanti di droga più ricercati al mondo a scappare da un carcere situato nel pieno centro di Montevideo? Domande che restano ancora senza risposta a distanza di due anni e dopo le inchieste interne che hanno prodotto poca cosa. Ciò che sappiamo, in base all'inchiesta Magma della Guardia di Finanza di Reggio Calabria è che la 'ndrangheta si adoperò attivamente in Sud America subito dopo l'arresto del 2017 per evitare la temuta estradizione in Italia mettendo sul piatto inizialmente almeno 50mila euro. Una missione a dir poco profetica. Non è detto che un piano del genere non possa ripetersi oggi anche in Brasile.