La necessità di un accordo tra Italia Gran Bretagna per superare gli ostacoli provocati dalla Brexit era imminente. Impossibile proseguire senza direttive chiare e definite. Soprattutto dopo il crollo dell’8% delle esportazioni di cibo Made in Italy in Inghilterra. Ne e’ convinta la Coldiretti in riferimento all’annuncio dell’ambasciatrice britannica in Italia, Jill Morris di un accordo di cooperazione bilaterale prima della fine dell’anno. A pesare sull’export alimentare sono le difficoltà burocratiche ed amministrative legati alla Brexit che si sommano agli effetti della pandemia Covid con la chiusura della ristorazione. Le criticità maggiori, per chi esporta verso il Regno Unito – precisa Coldiretti – interessano le procedure doganali e riguardano anche l’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli. Dopo il vino, con il prosecco in testa, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna ci sono – continua la Coldiretti – i derivati del pomodoro, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi, salumi e dell’olio d’oliva e il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Un patrimonio del valore di 3,4 miliardi all’anno messo a rischio – conclude la Coldiretti – dalle difficoltà di circolazione delle merci e delle persone ma anche dal pericolo di contraffazioni ed imitazioni dei prodotti alimentari tutelati, dal Parmigiano al Chianti, favorito dalla deregulation.