DI MARCO FERRARI

Se ne è andata per sempre in punta di piedi, in silenzio, senza un battito di ciglia: Carla Fracci è deceduta a Milano, dopo aver lottato per molto tempo contro un tumore. A 84 anni la regina della danza si è spenta lasciando un grande vuoto nel mondo dell'arte. Le sue condizioni di salute sono state tenute all'oscuro fino al momento della sua scomparsa: non ha mai voluto parlarne, decidendo di mantenere il massimo riserbo. Dopo un ricovero di qualche giorno, ha esalato l'ultimo respiro circondata dall'affetto del marito Beppe Menegatti e del figlio Francesco.

Figlia di un tranviere dell'Atm, con il sogno di diventare parrucchiera, la Fracci era nata a Milano il 20 agosto 1936 e a soli dieci anni, nel 1946, entrò nella Scuola di danza del Teatro alla Scala, dove ha tra gli insegnanti aveva la grande coreografa russa Vera Volkova. Diplomatasi nel 1954, nel 1955 debutta nella "Cenerentola" alla Scala, proseguendo la formazione artistica partecipando a stage avanzati a Londra, Parigi e New York. Dopo solo due anni dal diploma divenne solista, poi nel 1958, a 22 anni, fu nominata étoile della Scala, abbondonata negli anni Sessanta con una polemica per un balletto cancellato per diventare ballerina indipendente, l'étoile italiana più famosa nel mondo, "la prima ballerina assoluta" scriverà il New York Times. "In tanti mi hanno chiesto come ci si sente a essere un mito. Ma i miei che erano dei lavoratori, padre tranviere, madre operaia mi hanno insegnato che il successo si deve guadagnare. E io ho lavorato, lavorato, lavorato" usava dire.

Fino agli anni '70 danzò con alcune delle principali compagnie straniere, quali il London Festival Ballet, il Royal Ballet, lo Stuttgart Ballet e il Royal Swedish Ballet. Dal 1967 divenne artista ospite dell'American Ballet Theatre. La sua notorietà artistica rimarrà legata alle interpretazioni di ruoli romantici come Giulietta, Swanilda, Francesca da Rimini, Giselle, accanto a partner come Rudolf Nureyev, Vladimir Vasiliev, Henning Kronstam, Mikhail Baryshnikov e il danese Erik Bruhn.   Per lei hanno lavorato coreografi come Cranko, Dell'Ara, Rodrigues, Nureyev, Butler, Béjart, Tetley e molti altri. In tutto sai esibirà in ben 150 ruoli, anche se resterà lega a Giselle, interpretata in tantissime edizioni, soprattutto accanto a Erik Bruhn, da cui viene tratto un film, e Nureyev. L'incontro con Rudy risale al 1963 e sarà un sodalizio artistico che incanterà mezzo mondo per oltre un ventennio. "Ballare con Rudolf era una sfida. Carattere difficile. Eccentrico e competitivo. Ma di grandissima generosità. Era inammissibile per lui che nel lavoro non ci si impegnasse. E per guadagnarsi la sua stima, bisognava essere più forti e uscirne vittoriosi" raccontò.

La Fracci nel 1964 sposa il fiorentino Beppe Menegatti, aiuto regista di Visconti, che diventerà il direttore della maggior parte degli spettacoli da lei interpretati. Alla fine degli anni '80 dirige il corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli assieme a Gheorghe Iancu e nel 1981 interpreta il ruolo di Giuseppina Strepponi, la moglie di Giuseppe Verdi, nello sceneggiato Rai sulla vita del grande compositore di Busseto. Nel 1994 diviene membro dell'Accademia di Belle Arti di Brera. L'anno seguente è eletta presidente dell'associazione ambientalista "Altritalia Ambiente". Dal 1996 al 1997 dirige il corpo di ballo dell'Arena di Verona e nel 2003 le viene conferito il titolo di Cavaliere di Gran Croce. Nel 2004 viene nominata Ambasciatrice della Fao. Dal novembre del 2000 al luglio del 2010 dirige il corpo di ballo del Teatro dell'Opera di Roma, attività alla quale affianca la riproposta di balletti perduti e nuove creazioni sotto la direzione di Beppe Menegatti. Dal giugno 2009 al 2014 è assessore alla Cultura della Provincia di Firenze e nel 2015 Ambasciatrice di Expo Milano.

Nel 2018 riceve il Premio nazionale "Toson d'oro" di Vespasiano Gonzaga e il 19 settembre 2020 quello alla carriera da parte del Senato della Repubblica Italiana. Nel 2008 l'étoile riceve a Firenze le Chiavi della città, il prestigioso riconoscimento attribuito dall'amministrazione comunale. Quando si raccontava non mancava di rimarcare le sue origini semplici: "Sono cresciuta tra i contadini, nelle campagne vicino Cremona, libera, tra molti affetti e necessità concrete. E proprio lì, ben piantate nella terra, ci sono le mie radici".

Sempre gentile ma tenace nelle proprie idee, un misto di concretezza meneghina e leggerezza della poesia, protagonista sia dell'esclusivo mondo del balletto classico che di quello pop della televisione, venne definita dal poeta Eugenio Montale "eterna fanciulla danzante". "You are wonderul" le confessò commosso Charlie Chaplin dopo averla vista danzare. Con il cinema ebbe un rapporto speciale al punto che reinterpretò la Gelsomina del film "La strada", creata apposta per lei dal coreografo Mario Pistoni. E' stata anche attrice in "Storia vera della signora delle Camelie" di Bolognini con Isabelle Huppert e Gian Maria Volonté e "Nijinskij" di Herbert Ross con Jeremy Irons.

Ben prima di Roberto Bolle, Carla Fracci ha contribuito a portare la danza in contesti pop, a cominciare dal 1967 con "Scarpette rosa" di Vito Molinari in televisione. Da sempre impegnata a sinistra non hai voluto candidarsi alle elezioni, ma si è battuta contro lo smantellamento dei Corpi di Ballo dalle fondazioni liriche con un appello nel 2012 all'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Il ballo classico ha dato prestigio al nostro Paese ed è triste che oggi sia considerato residuale. Un'arte nobile come questa non può essere trattata come una Cenerentola".

Lei stessa si era impegnata in prima persona per tenerli vivi: alla fine degli anni Ottanta quando dirige il Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli, poi nel '96 quello dell'Arena di Verona e dal 2000 per dieci anni alla guida della compagnia di danza all'Opera di Roma. Non fu mai chiamata alla Scala, in cui non ballerà più dal 1999. Tuttavia, questo ultimo gennaio il nuovo direttore del ballo, Manuel Legris, l'aveva invitata a tenere due masterclass su "Giselle", recuperando quella rottura storica.