Michaela Biancofiore ha già firmato: l’ex “amazzone” altoatesina di Berlusconi, da tempo in rotta di collisione con i vertici di Forza Italia, segue il progetto del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. A Palazzo Madama, a imboccare quella strada è il genovese Sandro Biasotti. Dovrebbero essere complessivamente 27 i deputati e 11 i senatori del contenitore “moderato”, che salda il nuovissimo movimento “Coraggio Italia” con “Cambiamo” di Giovanni Toti. Abbastanza, cioè, per formare i gruppi parlamentari.

Ieri pomeriggio i due leader si sono incontrati in un hotel nei dintorni del Parlamento, convocando un notaio per la firma dell’atto costitutivo. E domani mattina nell’auletta dei gruppi di Montecitorio ci sarà la presentazione ufficiale. L’obiettivo è arrivare entro due mesi ad un partito vero e proprio. Con quattro capi-delegazione: oltre al governatore ligure e al sindaco lagunare, Gaetano Quagliariello e il padovano Marco Marin, che lascia anche lui Forza Italia. Immancabile il Tricolore nel simbolo.

Se ne parlava da giorni, tra indiscrezioni e smentite, ma la mossa di Brugnaro affonda in Forza Italia (che conta 89 deputati) come un coltello nel burro: l’ala che non vuole “morire salviniana” cercava da tempo nuovi orizzonti. A Montecitorio dovrebbero essere 13 gli abbandoni, che si sommano agli 8 “totiani”, più 3-4 arrivi attesi dalle file degli ex grillini del Misto. E si parla di un transfuga leghista. Tra gli azzurri si fanno i nomi di Stefano Mugnai, fiorentino alla prima legislatura e vicepresidente del gruppo Fi, del veneto Dario Bond, dell’ex Cinquestelle bolognese Matteo Dall’Osso, di Felice Maurizio D’Ettore, dell’avvocato friulano Guido Pettarin, di Simona Vietina, e dal fronte meridionale dell’avellinese Cosimo Sibilia. Si parla anche dell’ex europarlamentare Barbara Matera, anche lei un tempo fedelissima del Cavaliere. Entusiasta, di già, l’ex capo dell’Esercito di Silvio Simone Furlan. Disinteressato, invece, Gianfranco Rotondi che si tiene stretta la sua Dc.

La scelta centrista di Brugnaro non arriva come un fulmine a ciel sereno. I progetti iniziali di Toti prevedevano una sinergia con la corrente di Mara Carfagna, poi la nomina di quest’ultima a ministro ha scompaginato i piani (e lasciato più di un “orfano” politico). Ma come si sa, il vuoto in politica non esiste.