di Stefano Ghionni

I numeri, in Italia, sono in netto miglioramento. La campagna vaccinale, insomma, sta portando i frutti sperati dal governo. Ma per il presidente del Consiglio Mario Draghi è ancora troppo presto per cantar vittoria. In questo momento l’importante è non cadere nell’errore della scorsa estate, quando una certa leggerezza durante le vacanze ha fatto sì che poi da ottobre si ricadesse nell’incubo chiamato Coronavirus.

E difatti ieri il premier, nel corso del ‘Global solutions summit’, ha chiesto appunto di fare molta attenzione nelle prossime mosse, chiedendo inoltre di non dimenticare quei Paesi che non hanno le possibilità economiche di tutti. “L’obiettivo è sconfiggere la pandemia, ma ovunque, non solo nelle nazioni più sviluppate. C’è un imperativo morale ed è quello di garantire che tutti abbiano accesso ai vaccini”.

Per il presidente, inoltre, le crisi sanitarie e climatiche rischiano di aggravare le disparità già esistenti nel mondo. “La pandemia – ha spiegato - ha contribuito a portare almeno 88 milioni di persone in condizioni di povertà estrema nel 2020. Secondo la Banca Mondiale, il cambiamento climatico potrebbe spingerne altri 132 milioni nei prossimi 10 anni”.

Il primo ministro è poi tornato sul lato subdolo del Covid-19, spiegando che può “subire mutazioni pericolose che possono anche minare la campagna di vaccinazione di maggiori successo”. Draghi ha poi chiesto che si lotti tutti insieme contro il virus: “All'inizio gli Stati non hanno condiviso le informazioni per un po' di tempo. Ci sono stati problemi fra Stati e non c’è stato abbastanza multilateralismo. Ora il multilateralismo sta ritornando. La crisi sanitaria ci ha insegnato che è impossibile affrontare i problemi globali con soluzioni interne”.