Funivia Mottarone, i titoli intrisi di fatti e sentimenti: “Uccisi per 140 mila euro“, “Vittime dell’avidità”… E le rivelazioni: “Scelta nota a tutti i dipendenti” (quella di disattivare i freni di emergenza per far andare l’impianto) e “Incuria e soldi pubblici” come retroscena. Addirittura chiamata in causa la crisi della “Etica capitalista” (che in realtà nulla c’entra e stavolta evocata ad elegante e colto sproposito). Stupore e sgomento la nota dominante. Stupore e sgomento di fronte a tanto, proprio come se quel “tanto” fosse alieno, mai visto, inimmaginabile, attribuibile solo ad isolati “mostri” tra noi. E invece tanta enfasi sgomenta non coglie, anzi forse volutamente distoglie dalla realtà: i colpevoli (si vedrà chi e quanto) non sono eccezionalità degenerata, malvagità incarnata. Non sono mostri, sono invece parte di una mostruosa normalità. La mostruosa normalità del tanto che vuoi che succeda…

La normalità a suo modo mostruosa del primum aprire, la mostruosa normalità del nessuna regola sulla mia roba, sia essa casa, azienda, bottega, campo. La normalità mostruosa del “sto lavorando” che tutto assolve e permette. I freni disattivati della funivia Mottarone perché impianto andasse non sono poi tanto altra cosa dalla grata di sicurezza che pare non ci fosse all’orditoio di Luana, non ci fosse per non perdere tempo, tolta per non perdere tempo. Come i freni alla cabina, per non perdere tempo. E chi drogava come cavalli i braccianti perché non perdessero tempo di lavoro fa parte della stessa normalità. La normalità con cui sono state cosparse di 150mila tonnellate di liquami tossici terreni agricoli in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna

La normalità con cui ieri ci si è arricchiti con le mascherine è la stessa con cui oggi si paga un chilo di ciliegie al produttore in Puglia un euro e le si rivende a Milano a 16 euro al chilo. La normalità con cui ristoranti e bar che invocano libertà di riaprire sempre e comunque se sottoposti a controlli risultano, dai tempi pre Covid, almeno per metà non in regola quanto a igiene e sicurezza sul lavoro. La normalità del evento che tira e della canzone cantata e dell’altare sociale sociale con relativa praticata liturgia: onora il successo, disprezza la regola. Nella versione era Covid: apri, tanto che vuoi che succeda.

LUCIO FERO