"Noi come sindacato avevamo chiesto all'azienda di contestare il bando perchè a nostro giudizio non rispettava l'obbligo di massima visibilità". Ma da viale Mazzini non è arrivata nessuna risposta.
(Ro.Za.) - La Lega Serie A è il primo responsabile, ha provocato questa situazione abolendo il 'pacchetto per le comunità estero'. Ma la grande colpa della Rai riguarda invece la gestione di questa assurda situazione: assoluto silenzio. Due assiomi che non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni e che 'La Gente d'Italia' ha portato avanti fin dal primo giorno di questa lunga denuncia e che trova d'accordo anche Vittorio di Trapani, segretario dell'Usigrai, il sindacato giornalisti Rai. "La colpa della Rai - ha convenuto di Trapani - è stata di non aver avuto una parte nel denunciare questo fatto, tenendo conto che oggi i diritti sportivi tv vengono ceduti nel legittimo business delle società di calcio senza tenere conto però dell'interesse dei cittadini e i connazionali all'estero vivono lo sport anche come legame con la terra d'origine. Non si comprende che tutto ciò ha un valore sociale. Il primo problema è stato che la Lega Serie A non ha messo in vendita un pacchetto, che oggi si riferisce agli italiani all'estero, ma che va visto in un ambito più grande". Nel frattempo però, dallo scorso 23 novembre giorno di uscita del bando, solo qualche timida voce voce si è alzata da viale Mazzini, come ad esempio due consiglieri Riccardo Laganà e Rita Borioni.  "Ma noi come Usigrai - ha voluto precisare il segretario Usigrai - abbiamo chiesto alla Rai la contestazione del bando perchè a nostro giudizio non rispettava l'obbligo di massima visibilità previsto dalle legislazioni vigenti. L'abbiamo detto, l'ho fatto io nelle vesti di segretario Usigrai, ma questo è vero: la Rai si è chiusa in uno sbagliatissimo silenzio. Si tratta della politica del silenzio che io ho contestato a questa azienda e che ha caratterizzato questo mandato. L'Agcom aveva dato una indicazione molto chiara che era quella di massimizzare la visibilità. Questo per ribadire che noi come sindacato stiamo seguendo da tempo la situazione". Ecco la linea, anche dell'Usigrai. "Noi avevamo fatto domanda formale all'azienda in svariati incontri avuti, per diversi temi e l'avevamo sollecitata. Abbiamo parlato con Laganà, consigliere del CdA eletto dai dipendenti e quindi anche nostro punto di riferimento. Ma più in generale, a mio giudizio, va ribadito, punto 1,  che la Lega Calcio è responsabile del fatto che i cittadini italiani all'estero non potranno guardare le partite per i motivi spiegati. Punto 2: la Rai che fino ad oggi ha garantito questo servizio, ma non potrà più continuare perchè  quel pacchetto non è più in vendita: ha sbagliato a non aver lanciato l'allarme in merito a quanto stava accadendo e non aver contestato la decisione della Lega". Ma c'è anche dell'altro che di Trapani ha sottolineato: se Cbs Sports e Infront, per Stati Uniti e resto del mondo si sono assicurate l'esclusiva, per l'area MENA c'è sul piatto una offerta di un gruppo dell'Arabia Saudita. "Ancora una volta la Lega Serie A rischia di andare a prendere soldi dalla corona saudita che vorrei ricordare è chiamata direttamente in causa per l'assassinio di un giornalista (Jamal Khashoggi ndr). E non a caso abbiamo contestato la scelta di disputare la Supercoppa in Arabia Saudita, dove si tornerà dopo lo stop per il COVID. Questo per ribadire il forte impegno che c'è da parte del mio sindacato". Infine la serie B: si parla dei cadetti come 'sostituti' della serie A persa. "Non è che si toglie la A per la B - ha sottolineato di Trapani - è che non potendo offrire la massima serie si valuta l'acquisto della B. Ovvio che le due cose non sono paragonabili. Non so se sotto una spinta governativa-diplomatica si possa recuperare qualcosa per i diritti, visto che ci sono contratti firmati. Adesso però anche se la Rai volesse comprare i diritti, ci sono diversi soggetti. È difficile. Ecco perchè si sta pensando alla B. Mi hanno detto che squadre di B rappresentano il territorio all'estero, ma non vivendo quella realtà non posso dare un giudizio in merito. Si può lavorare sugli highlights della A, non potrà essere quello di prima, ma almeno qualcosa, certo poco, ma anche qui si deve trattare con chi è in possesso dei diritti: rischiano di costare molto di più". Alla fine rimane la grande colpa: ci si poteva pensare sei mesi fa. "La Rai - ha concluso - avrebbe dovuto alzare la voce subito. Assolutamente sì".