di Mimmo Carratelli

E così, vuolsi così colà dove si puote e più non dimandare​ perché c'è il silenzio stampa, e​ drìnghete ndrà, Luciano Spalletti è il nuovo allenatore del Napoli alla conclusione della lettura e sottoscrizione dei tremila articoli dei leggendari contratti di Aurelio De Laurentiis, Chiavelli in mano, ed è fritto il fegato.​

Dopo una settimana di tormenti,​ scarta frùscio e piglia primmera,​ sciacqua Rosa e bive Agnese, e​ tra il dire e il fare c'è sempre il mare di mezzo, oplà, Conçeiçao e Galtier, Simone Inzaghi e Conte, via col vento, Aurelio proclama a chiare lettere che prende un allenatore italiano, un italiano vero come direbbe Toto Cotugno, e da Certaldo avanzando veleggia Luciano Spalletti, il bonzo toscano che Totti ha reso famoso e, nel 2005, il Trentino Alto Adige ha eletto allenatore dei sogni.​

E già sogniamo a occhi aperti,​ vincere e vinceremo, Spalletti è vivo e lotterà con noi, questo sessantenne fuso nel bronzo, questo allenatore di bosco e di riviera, di Empoli, Sampdoria, Venezia, Udinese, Ancona, Roma, San Pietroburgo e Inter, mica uno qualunque, ma un gran viaggiatore, un Magellano delle panchine, un tecnico universale, un pugno di ferro in guanto d'acciaio.​

E, finalmente, la disciplina, e​ io sono io e voi non siete un cazzo, e​ non avrete altro dio all'infuori di me​ regneranno a Castelvolturno.​

E Insigne sarà la sua volpe perché lo metterà vicino all'area di rigore e sarà come mettere una volpe vicina al pollaio, e incoraggerà gli attaccanti perché galline e piccioni hanno bisogno di cibo, e amerà solo gli azzurri con la tigna perché chi non ha questo animaletto è più difficile da stimolare, è come avere un sassolino dentro le scarpe che ti fa male, e sarà sempre d'accordo con Pelè che se ne intende più di me.​

Luciano Spalletti il più simpatico degli antipatici, gli occhi più spiritati che spiritosi, il signore degli agnelli che con lui diventano lupi, e bisogna sentirsi vittoriosi, importanti, capaci di sviluppare un percorso.​

Aurelio lo presenterà a Castelvolturno, ecco il mio Lucky Luciano, la mia rivoluzione green perché Spalletti ama vivere in campagna, potare le piante e dar da mangiare agli animali, come ha sempre detto, un uomo di terra con i piedi per terra, non un pesciaiolo, un bel-giochista, un carlomagno, uno che ha vinto in Russia come non è riuscito a Napoleone e a Hitler, neanche ad Albertino Bigon, uno che ha tolto la fascia di capitano a Icardi, duro finché dura.​

E il cerchio si chiude con un colpo alla botte. Spalletti per una spallata a una squadra bambina, immatura, con l'eterna sindrome dell'albergo di Firenze.​

Spalletti, punti perfetti.​

Spalletti. L'allenatore Coppertone, solare, lucido, senza peli sulla lingua e in testa.​

E saprà parlare bene in tv, con eloquio circonflesso battendo la testa sul tavolo.​

Un istrione, ma la genialità è nata insieme a lui.