I busti di Lenin vanno a ruba, fioccano le prenotazioni per quelli del Duce. A Cavriago ( Reggio Emilia) e a Predappio il business è questo. “Basta con la retorica della guerra, riprendiamoci le nostre vite “ ammonisce il filosofo Cacciari. Una parola.​ Nel comune reggiano hanno lanciato l’iniziativa “ Adotta un busto “ ufficialmente per finanziare il monumento dello “zio Giuseppe “ ( uno degli ultimi al mondo ) che campeggia nella piazza centrale.

 

I comunisti nostalgici​ e i cultori del folklore sovietico lo adorano. Tanti i curiosi. I promotori gongolano. I turisti non mancano. L’iniziativa ha eco nazionale.

 

Fa anche il giro del web. Tombola. La risposta di Predappio non si è fatta attendere. Assomiglia più ad un derby tra l’Emilia e la Romagna : Lenin contro Mussolini. Manco fossero Peppone e don Camillo (entrambi però della Bassa Reggiana).

 

Siccome sui busti in resina piena – “effetto bronzo “ – ( mica il gesso scelto per Lenin ) ci pensa Amazon, i fans della Buonanima hanno riaperto la cripta​ nel cimitero di San Cassiano di Predappio. Che, oltre a Benito, contiene le sepolture di altri dodici membri della famiglia ( ci sono anche i genitori, la moglie Rachele e i figli. Bruno,​ Vittorio, Romano e Anna Maria). Apriti Cielo! Gli eredi si sono subito divisi. La nipote Alessandra per ora tace. E anche questa è una notizia​

 

L’ombra di Lenin sulla Cina post comunista -​ Ragioniamo. Sono passati cent’anni dalla nascita del Partito comunista italiano. Quasi altrettanti dalla marcia su Roma. Il fascismo è finito nel 1945. Il comunismo nel 1989 con la caduta del Muro di Berlino e nel 1991 con l’implosione della Unione Sovietica. La Cina , è vero, non​ molla, ma di comunismo ha ben poco. Certo, comanda il partito; ma c’è anche la proprietà privata. Sembra quasi una dittatura di destra, pensa un po’.

 

​ Andate a​ Shanghai, la città più grande del Paese. È facile paragonarla a New York. Sulla moda non è sicuramente inferiore . C’è più Armani qui che sulla celebre Quinta. Morale: le due grandi ideologie del Novecento sono finite​ da un pezzo. Fallite. Resistono solo sulla carta, nei mercatini delle cianfrusaglie , nei folkloristici pellegrinaggi dei soliti, inguardabili , nostalgici.

 

E allora ci si chiede: ma perché l’Italia non riesce ad archiviare quella stagione? Perché si​ continua a tirar fuori lo “zio Giuseppe” ( come dicono a Cavriago ) e gli “ italici piangenti” insistono col Mascellone? Sembriamo condannati ad una eterna divisione.

 

I padri non hanno ancora del tutto riposto le armi ( almeno dalle mie parti, bassaiole e padane ) e i figli hanno buona memoria. Non dimenticano. Non ci resta che aspettare i nipoti.