La Festa della Repubblica dovrebbe essere considerata anche la vera Festa delle Donne, perché domenica 2 giugno 1946 l'Italia ha introdotto per la prima volta il principio del suffragio universale alle elezioni politiche: "Una persona un voto" e "Chi ha i requisiti per votare può anche essere candidata". Mia madre mi raccontò la sua grandissima emozione, l'attesa, la scelta, il timore di sbagliare, il controllo che tutto fosse a posto, il senso di aver contribuito alla storia di un'Italia che usciva da una guerra terribile e aveva voglia – prima ancora che bisogno – di ricominciare a camminare liberamente, senza essere irreggimentata, senza il terrore che qualcuno denunciasse presunti oltraggi e ci si trovasse condannati senza possibilità di difendersi. Quel 2 giugno 1946 si candidarono 226 donne e ne furono elette 21 all'Assemblea Costituente.

Cinque di loro entrarono a far parte alla Commissione dei 75, che doveva redigere il testo da sottoporre al voto. Storia vuole che ad Angelina Merlin vada il merito dell'inserimento della parità uomo donna all'Art.3 dei princìpi fondamentali della nostra magnifica Costituzione: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso......".

Il Presidente Mattarella ci ha appena ricordato che questo dettame della Costituzione non è ancora applicato appieno, che c'è ancora molta strada da fare. Fra le 5 prescelte c'era anche Nilde Iotti, che sarebbe divenuta la prima donna Presidente della Camera dei Deputati nel 1979, carica che mantenne fino al 1992. L'On. Iotti non disdegnò di partecipare all'evento di chiusura della II Conferenza nazionale dell'emigrazione, nel 1988, quella da cui nacque il CGIE. Al suo tavolo erano seduti nove delegati degli italiani all'estero provenienti da altrettanti Paesi. La Iotti fu seguita da Irene Pivetti (1994-96) e Laura Boldrini (2013-2018). Nel 2018 è stata eletta anche la prima donna Presidente del Senato: Maria Elisabetta Alberti Casellati,  seconda carica dello Stato. Sono grandi passi per una Repubblica che compie i suoi primi 75 anni nel 2021.

Gli Stati Uniti, nati come democrazia nel 1776,  hanno dovuto aspettare quasi 240 anni per eleggere finalmente nel 2013 Nancy Pelosi, un'orgogliosa italoamericana, prima Presidente del Congresso. Ma il tentativo di introdurre nella Costituzione USA il principio di uguaglianza uomo-donna è fallito miseramente quasi cinquant'anni fa e questa battaglia non è mai stata ripresa. Dobbiamo dunque essere orgogliose dei Padri e delle Madri Costituenti della nostra Italia, Repubblica democratica fondata sul lavoro. L'8 marzo deve rimanere un simbolo ed essere ricordato e celebrato come denuncia contro le morti, negli incendi e negli incidenti di lavoro, delle lavoratrici costrette a operare in condizioni disumane. Ma la vera festa delle Donne italiane si celebra insieme alla Festa della Repubblica, il 2 giugno di ogni anno, e deve essere riconosciuta come il momento di nascita dei pieni diritti e dei pieni doveri delle donne in una società che è tornata alla pace e ha abbracciato la forma repubblicana anche per merito loro.

Silvana Mangione

V. Segretario Generale CGIE