di Franco Esposito

Meno cinque all’evento. La giostra dei campionati europei di calcio è sul punto di mettersi in moto. Muoverà una montagna di quattrini, un giro d’affari da due miliardi euro. L’ente organizzatore, l’Uefa, Unione delle federazioni calcistiche d’Europa, è riuscita in extremis a salvare un affare che ha rischiato anch’esso di essere inghiottito dalla pandemia. Gli Europei di calcio si giocano con un anno di ritardo rispetto alla data istituzionalmente prevista, giugno 2020.

Dodici le città coinvolte, sedi di gare; uno in meno rispetto al progetto iniziale. Bilbao ha rinunciato, rimpiazzata da Siviglia. Le partite previste a Dublino sono finite a San Pietroburgo. L’ottavo di finale se l’è preso Londra, diventata la città ospitante con il maggior numero di partite. Comprese semifinale e finale.

San Pietroburgo ne avrà sette di partite. Quattro e tre della fase eliminatoria e, in alternativa, un ottavo di finale o un quarto, saranno disputate nelle altre sedi. Tutte nuove: Roma gemellata con Baku; Siviglia e Copenaghen in abbinata con San Pietroburgo e Copenaghen; Amsterdam con Bucarest, Glasgow con Londra e Budapest con Monaco di Baviera.

La capienza media negli stadi sarà ridotta a seconda del contesto e sarà pari mediamente al trenta per cento negli impianti prescelti. San Pietroburgo e Baku hanno confermato in presenza al cinquanta per cento. Budapest punta al cento per cento, pur se con rigidi requisiti. Roma, Siviglia, Amsterdam, Bucarest, Glasgow ospiteranno tra il venticinque e quarantacinque per cento della capienza. Londra conferma una presenza minima del venticinque per cento. La possibilità concreta londinese è di poter aumentare il numero per le partite di semifinale e la finale. Monaco di Baviera progetta un minimo di 14.500 spettatori, pari alla capienza del ventidue per cento dello stadio.

La riduzione di pubblico come conseguenza primaria del virus. Risulteranno limitate anche le attività collaterali. Ne consegue la riduzione del giro d’affari, inizialmente stimato in 2,5 miliardi di euro. Non andrà oltre quota 2 miliardi. Comunque 100 milioni in più rispetto alla cifra finale registrata nel 2016. In Francia, cinque anni fa, i diritti televisivi assicurano all’Uefa Il 53% del fatturato. I proventi commerciali il 25%. La vendita dei biglietti incise per il 15%, l’hospitality per il 7%.

Una botta in definitiva abbastanza contenuta per le casse dell’Uefa. Le previsioni iniziali ipotizzavano un autentico disastro. Il montepremi originario passa dai 371 milioni di euro previsti a 331. La quota fissa riconosciuta a ciascuna delle ventiquattro partecipanti è di 9,25 milioni. Nella fase a gironi ogni vittoria vale un milione; il pareggio 500mila euro. La particolare situazione ha imposto anche la riduzione dei premi per i passaggi di turno. Un milione e mezzo per chi riuscirà a qualificarsi agli ottavi, due milioni e mezzo il passaggio ai quarti. L’approdo alla semifinale vale quattro milioni. Alle finaliste spetterà un assegno da cinque milioni. Otto milioni di euro andranno alla nazione che riuscirà ad alzare la coppa.

La bella ultima Italia, per dirne una, potrebbe ritrovarsi nella condizione di fare percorso netto, sette vittorie su sette. In questo caso, la squadra che riuscirà a centrare l’obiettivo porterà a casa 28 milioni e 250mila euro. Facciamo voti, incrociamo le dita.

Prima del Covid, i biglietti staccati erano tre milioni. Cinquecentomila per gli sponsor ufficiali: Alipay, Booking, Coca Cola, FedEx, Gazprom, Heineken, Hisense, Qatar Airways, TakeAway, Tik Tok, Vivo. Volkswagen. Il parterre è stato incrementato. Due milioni e mezzo di  tagliari sarebbero andati ai tifosi, se non si fosse presentato quel covid mai troppo maledetto. Il biglietto per la partita inaugurale all’Olimpico con l’Italia costava 225 euro in tribuna; i distinti 145, le curve 75. Il coronavirus ha mandato tutto all’aria.

Si ridurranno fatalmente le voci legate non solo ai tagliandi, ma anche quelle del merchandising; i gadget allora prodotti conserveranno la dicitura Euro 2000. Palla al centro l’11 luglio, ventiquattro squadre divise in quattro gironi da quattro. L’Italia è con Turchia, Svizzera e Galles. La partita inaugurale vedrà di fronte la nazionale italiana di Roberto Mancini e la squadra turca.

Il meccanismo del torneo con continui cambi di sede delle partite impone viaggi aerei e trasferimenti. L’Uefa si è imposta il rispetto di un’iniziativa: lascerà in eredità 600mila alberi, 54.500 per ogni città. Inoltre devolverà una parte del fatturato in progetti di energia rinnovabile a compensazione delle emissioni di anidride carbonica causate dagli spostamenti degli aerei nei cieli.

Allo stadio Olimpico di Roma si potrà entrare con test negativo e certificato di vaccinazione. Il limite massimo consentito di spettatori non deve superare i 15.948, il quarantacinque per cento della capienza. Ma la tv, come sarà possibile seguire da casa le partite di questo anomalo campionato europeo di calcio? Ventisette partite saranno visibili in chiaro e in diretta sulla Rai, comprese tutte quelle dell’Italia. In diretta ma a pagamento tutti i cinquantuno match su Sky, di cui 24 in esclusiva.

Ma come andrà e cosa ci guadagneranno i club che forniscono calciatori alle varie nazionali? L’Uefa riconoscerà alle società l’otto per cento lordo del giro d’affari. Centosessanta milioni per zittire contestatori e piagnoni di professione.