di Enrico Pirondini

 

 

 

Taci, lo smartphone ti ascolta. Nei server delle grandi aziende informatiche ci sono​ avatar che indirizzano il marketing. Così conoscono i nostri desideri prima di noi. È la Stasi della mercatistica, del commercio.

 

Una volta furoreggiava lo slogan fascista “ Taci, il nemico ti ascolta”. Lo aveva immaginato Leo Longanesi per il duce. Oggi è cambiato in “Taci, lo smartphone ti ascolta“. Potenti server dei colossi informatici ( le aziende che offrono servizi online ) riescono a spiare le conversazioni. E rifilare con tempestività una pertinente pubblicità. Esempio : due amici stanno parlando con lo smartphone di qualcosa di bizzarro e, come per magia, ecco apparire la pubblicità relativa all’oggetto citato nella conversazione. Magari è un oggetto che nessuno dei due aveva mai cercato sul web.

 

E chi si becca la colpa? Lo smartphone, naturalmente. Oppure gli assistenti digitali come Alexa, Siri o Echo.

 

Molti infatti sono convinti che i cellulari o i gadget che si usano normalmente inviino le conversazioni rapite a Big Tech che poi le sfrutterebbero “ per proporci pubblicità super efficaci” come spiega Luca Bolognini in un suo bel report.​

 

Siamo ad una sorta delle “Vite degli altri”, il film tedesco del 2006 ( premiato con l’Oscar ) che racconta come un agente della temibile Stasi ( la Polizia segreta di Berlino Est, attiva fino al 31 marzo 1990 ) entri nella vita di un uomo e di una donna registrando ogni loro passo, ogni loro parola fino ad interferire con le loro azioni. Lungometraggio imperdibile, protagonista perfetto un grande Ulrich Muhe ( 1953-2007 ). Dice tutto.

 

Ma lo smartphone ci ascolta davvero?

 

Calma. Intanto c’è da capire – su basi scientifiche – se i telefonini ci ascoltano davvero. Gli esperti di Wandera ( società privata di Londra specializzata nella prevenzione delle minacce ) le hanno provare tutte ma non è emerso niente di quanto circola e si dice sui social.

 

Certo, l’esponenziale incremento dei dispositivi mobili ha creato terreno fertile agli haker per acquisire informazioni aziendali e private. Allo stesso tempo l’escalation di app e contenuti video, in abbinamento alle reti veloci 4 G, stanno producendo un enorme traffico incontrollato. Il business soffre, ne risente, si lamenta perché risulta impossibile proteggere e controllare i dati mobili. Un bel guaio.

 

Nel frattempo gongolano gli haker. Il Viminale sostiene che gli attacchi informatici sono aumentati del 246% in un anno. Il numero delle persone identificate e sottoposte ad indagine è cresciuto dell’80%. E gli attacchi di phishing ( truffe inviando e-mail con il logo contraffatto) e gli attacchi di ransomware (infettano per poi chiedere il riscatto ) sono aumentati rispettivamente dell’11% e del 6% con i casi di false dichiarazioni cresciuti di 15 volte rispetto all’anno scorso. C’è poco da stare allegri. Stiamo in guardia.