di Matteo Forciniti

Mentre i servizi consolari peggioravano, i fondi per la cultura e l'assistenza diminuivano le spese per la sicurezza aumentavano: è stata questa la politica scelta dall'Italia negli ultimi anni per ostacolare sempre di più i diritti degli italiani in Uruguay.

Una vera e propria ossessione quella del Ministero degli Esteri per la sicurezza che è arrivata anche in quei luoghi del mondo dove non esistono conflitti, non esistono serie minacce. 

A fotografare questa realtà ci ha pensato nei giorni scorsi il Cgie, il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero che ha parlato espressamente di sedi trasformate in bunker. Una realtà, questa, che è ben visibile per i pochi fortunati che riescono a entrare all'interno della cancelleria consolare di Montevideo dopo le lunghe attese. Con la scarsezza di personale alle guardie vengono affidati altri compiti di gestione, quasi nessuno parla in italiano.

Come raccontano i documenti ufficiali raccolti da Gente d'Italia le spese per la sorveglianza della sede diplomatica in Uruguay sono cresciute a dismisura negli ultimi anni senza contare tutte le altre spese relazionate come la videosorveglianza eccetera. 

Da 1.224.000 pesos (circa 44mila euro) del 2014 il costo è praticamente triplicato nel corso degli ultimi anni. Nel 2020 la spesa è stata di oltre 3 milioni di pesos (57mila euro) e per questo 2021 il valore stimato è di 4.100.000 pesos (quasi 77.300 euro). A far crescere i costi della vigilanza, oltre a quella dell'Ambasciata, ci sono anche l'ufficio consolare e poi lo sportello informativo di Avenida Brasil.

Se la sicurezza -a differenza di altre aree come la cultura, l'assistenza o i servizi consolari- è stata una prerogativa di questi ultimi anni i risultati però sono sotto gli occhi di tutti come dimostra il clamoroso fallimento vistosi con il caso di Luca Ventre. Una vicenda drammatica, questa, che presenta una forte contraddizione fin dall'inizio: la mattina del primo gennaio un uomo è riuscito senza alcun disturbo a scavalcare i cancelli dell'Ambasciata (e già di per sé questo aspetto dovrebbe far riflettere) ma la cosa peggiore di questa storia è stato tutto quello che è successo subito dopo con il tragico e conosciuto epilogo. 

Sulla morte di Ventre ci sono attualmente due inchieste, una in Uruguay e l'altra in Italia dove il poliziotto è indagato per omicidio preterintenzionale. Chi ha autorizzato la presenza di un poliziotto uruguaiano armato dentro la sede diplomatica italiana? Oltre all'autore materiale del violento placcaggio esistono altre responsabilità da parte della sede diplomatica italiana retta dal dott. Gianbattista Iannuzzi?   

Dal 2019 il responsabile unico dei contratti dell'Ambasciata con la società di vigilanza è il primo segretario Alessandro Costa che è stato già interrogato dai magistrati come ha raccontato Fabrizio Ventre. È stato lui ad avere autorizzato - dopo aver consultato l'ambasciatore Iannuzzi, logicamente  - l'ingresso del poliziotto in quella triste mattina del primo gennaio?