E meno male che Giuseppe Conte lo aveva scelto lui!! Sissignore, proprio l'elevato, nonché garante e storico fondatore del M5S. Ricordate? Era stato Beppe Grillo in persona a decidere di puntare sull'ex premier, affidandogli il difficile compito di rianimare i 5 Stelle, ormai in tracollo totale (di consensi), nominandolo leader in pectore del Movimento. Ebbene, a distanza di un paio di mesi da quella celebre investitura, accolta tra mugugni (i fedelissimi di Di Battista) e applausi (l’ala di Di Maio & co.), le cose sembrano essere degenerate. Sì, perché, come nella peggiore delle faide, designato e designatore ora si guardano in cagnesco. Motivo? L'effettivo esercizio della leadership. Per la serie: hai scelto di affidare a me il volante? Bene. Ora, caro Beppe, accomodati a lato, lascia guidare me e non dare fastidio.

Per dirla in altre parole, l’insignito, una volta assurto in plancia di comando, come scrive, ironicamente, il portale Dagospia, ha scritto il nuovo Statuto del Movimento, vergandolo “a sua immagine e somiglianza”, con la conseguenza di relegare l’ex comico genovese, animatore di tanti Vaffa day, “a un busto del Pincio, a cui si staccano i nasi”. La reazione dell’elevato? Manco a dirlo: è stata feroce. Grillo, infatti, è sempre più nervoso. Convinto di poter continuare a dettare la linea al MoVimento, come scrive sempre Dagospia, si è precipitato a Roma in compagnia del nipote-avvocato, Enrico Grillo, lo stesso che firmò il vecchio statuto, per provare a prendersi quel che era suo. Nell'Atto Costitutivo, prosegue sempre il portale, si legge infatti che "tra i signori Giuseppe Grillo, Enrico Grillo ed Enrico Maria Nadasi è costituita un'Associazione non riconosciuta denominata Movimento 5 Stelle". Per i curiosi, Nadasi è nient’altro che il commercialista dell'ex comico. Insomma, un uomo di fiducia di Beppe.

Tradotto in soldoni: il fondatore ha scelto di andare alla prova di forza con Conte nel tentativo di non farsi mettere da parte. In che modo? Semplice: facendogli intendere, chiaro e forte, che se questi non vuol sentirne di cambiare lo statuto, lui sarebbe finanche pronto a ritirare il simbolo ed a sfilarsi dal M5S. Chiaro però che, qualora non riuscisse nello sforzo di riprendersi il ruolo che gli spetta, con Conte al comando, il buon Grillo rischierebbe di ritrovarsi irrimediabilmente sbattuto in soffitta. Un “trasloco” che lascerebbe all'ex premier tutto il potere, dalla scelta dei candidati nelle liste elettorali fino al suo nome nel simbolo elettorale. E a Grillo solo il ricordo dei bei tempi che furono.