“Sono nato a Sora il 7 luglio 1901”, ricordava Vittorio De Sica. Ed è proprio in quel paesone del frosinate che il futuro Maestro di tanto cinema italiano nel mondo ebbe i suoi primi positivi contatti con l’arte, lo spettacolo e soprattutto con il teatro. Proprio da lì nacque infatti quella vocazione innata, che ne fece prima un popolarissimo attore e poi un regista sempre all’avanguardia.

Per festeggiare i 120 anni della sua nascita, la Casa del cinema di Roma ospita in questi giorni il racconto della sua avventura umana e artistica con la mostra dal titolo (facile, quanto azzeccato per l’inconfondibile autocitazione) “Vittorio De Sica. Ieri, oggi, domani” (fino al 4 luglio). Realizzata dall’Associazione Teatroantico e curata da Giulio D’Ascenzo ed Elisabetta Centore, la rassegna raccoglie locandine teatrali, manifesti, foto buste cinematografiche, immagini, riviste e brochure originali per un arco di tempo di oltre mezzo secolo, da metà degli anni Venti al 1974, anno della scomparsa del regista.

Si riscopre così tanto cinema, semmai ce ne fosse bisogno, ma anche tanto teatro di De Sica, capitolo spesso un po’ tralasciato, ma altrettanto degno di nota nella carriera del Maestro.

Come recitano locandine e documenti, si (ri)scopre infatti che l’attore esordì in palcoscenico già nel 1923 nella prestigiosa compagnia di Tatiana Pavlova. Segue poi la lezione sul teatro “leggero sentimentale”. Chiamato da Guido Salvini entra nella celebre Compagnia Za Bum, per fondarne quindi una propria, insieme a Sergio Tofano e a Giuditta Risso, sua prima moglie e madre della sua primogenita Emilia, detta Emi (scomparsa pochi mesi fa).

La mostra riporta all’oggi anche il cinema dei Telefoni bianchi, a partire da Mario Camerini. Intanto scoppia la guerra e Vittorio De Sica ne esce con una straordinaria “invenzione artistica”: il Neorealismo, ovvero una serie di film che grazie alla partecipazione dello sceneggiatore Cesare Zavattini raccontano senza filtri l’Italia scampata alle bombe. È la seconda metà degli anni ’40 e nascono capolavori come “Sciuscià”, “Ladri di biciclette”, “Miracolo a Milano”, “Umberto D”.

Dall’unione con l’attrice Maria Mercader, sua partner anche nel cinema, nascono i figli Manuel, musicista (scomparso nel 2014) e Christian, che ha seguito le orme del padre.

Ormai celebre e amatissimo, per De Sica seguono anni di grandi successi, più volte in coppia con la diva Sophia Loren e in chiave comica (uno per tutti, “Pane, amore e fantasia”), battezzati da ben quattro Oscar.

Fino alla fine che lo colse nel 1974, lo stesso anno della sua ultima pellicola: “Il viaggio”, dalla novella di Luigi Pirandello. E dopo essere stato il mattatore di ben 157 film. Più di Totò e persino di Alberto Sordi.