La macchina da scrivere andò a braccetto con il giornalismo fin dai suoi primordi. Fu infatti il direttore  di un giornale di Milwaukee (Wisconsin), tale Christopher Latham Sholes, a perfezionarla e a farne un prodotto di successo commerciale.
Inventata nel 1714 da Henry Mill (con il nome di "macchina per trascrivere lettere"), la macchina da scrivere non era conosciuta ancora con questo nome ed era passata successivamente attraverso varie rivisitazioni (tra cui quella dell'italiano Giuseppe Ravizza nel 1846), legate a utilizzi diversi da quello per cui in seguito divenne famosa. L'obiettivo iniziale di Sholes era di creare un marchingegno per numerare le pagine di un libro, biglietti e così via.
Confrontandosi con l'amico tipografo, Samuel W. Soule, comprese le difficoltà del lavoro tipografico e decise di partire dalla risoluzione di queste per arrivare a uno strumento in grado di battere testi in maniera più rapida e funzionale. Nacque così la Typewriting machine (traduzione inglese di "macchina da scrivere") che i due brevettarono nel giugno del 1868.
Questo modello presentava una tastiera simile a quella di un pianoforte con tasti neri e tasti bianchi, fatti rispettivamente di ebano e avorio, disposti in due file. Le lettere erano tutte in maiuscolo, mentre mancavano i numeri "zero" e "uno", ritenuti superflui in quanto sostituibili con le lettere "O" e "I".
Lavorando sul primo prototipo, Sholes ebbe un'intuizione straordinaria per il definitivo successo della sua invenzione. Si accorse della scarsa funzionalità della disposizione in ordine alfabetico delle lettere; di qui decise di adottare un diverso ordine che separava le coppie di lettere più utilizzate, facendo sì che i martelletti non si incastrassero. Denominato QWERTY (dalle prime cinque lettere della fila più in alto), quel sistema venne poi adottato anche per le tastiere dei computer.
di Renato Silvestre