Perché all'interno dell'Ambasciata italiana di Montevideo continua ad essere utilizzata la polizia uruguaiana armata dopo quello che è successo con Luca Ventre? Tutto questo è compatibile con i principi stabiliti dalla Convenzione di Vienna?
Queste le domande rivolte al Ministero degli Esteri da parte del deputato Pierantonio Zanettin che nei giorni scorsi ha presentato un'interrogazione parlamentare sulla gestione della sicurezza all'interno della sede diplomatica italiana in Uruguay. L'intervento del parlamentare vicentino di Forza Italia arriva dopo gli ultimi esiti delle indagini della Procura di Roma sulla vicenda di Luca Ventre, il 35enne italiano morto il primo gennaio dopo aver scavalcato il cancello dell'Ambasciata: secondo la perizia della Procura Ventre è stato ucciso a causa di una violenta e prolungata manovra effettuata da un poliziotto uruguaiano intervenuto in circostanze ancora poco chiare.

"L'esame autoptico del Policlinico Tor Vergata di Roma ha fugato ogni dubbio e ha definitivamente accertato che il decesso di Luca Ventre è stato determinato da asfissia meccanica violenta" si legge nella parte introduttiva del testo che poi prosegue: "Nonostante quanto accaduto per mano di un poliziotto uruguaiano, consta all'interrogante che all'interno della nostra ambasciata anche oggi venga utilizzato personale armato, dipendente dal ministero degli interni dell'Uruguay".

Al riguardo Zanettin ha chiesto alla Farnesina se l'utilizzo della polizia armata del paese ospitante all'interno della nostra Ambasciata "sia conforme ai principi della Convenzione di Vienna".

di Matteo Forciniti