Era pronto a sparare un post violentissimo, poi il lavoro dei pontieri ha fatto breccia: "Beppe aspetta, non reagire a caldo, così sfasciamo tutto". Grillo ha seguito la conferenza stampa dalla sua villa di Marina di Bibbona, dalla sua amatissima sala con vetrata vista mare. Man mano che passavano i minuti e Giuseppe Conte affastellava bordate su bordate, l'asticella della rabbia saliva, alla fine la misura era colma. Il garante si è messo a scrivere di getto, un post rabbioso. Chi lo ha sentito in quei minuti ha riferito che la rottura era cosa fatta.

Poi sono intervenute le diplomazie. Raccontano che sia stato prima Roberto Fico, poi Luigi Di Maio a spingerlo a rallentare: "Beppe aspetta - il senso delle loro parole - così andiamo verso una frattura che mette in pericolo il Movimento stesso". Con il passare delle ore il garante si è convinto: la rabbia rimane, la mancanza di fiducia nei confronti del professore è ormai un dato di fatto dal quale difficilmente si può tornare indietro, il post che avrebbe sancito l'irreparabile è però rimasto nell'hard disk del computer di Grillo. I 5 stelle sono nel caos.

"Sai nulla di quel che dice Beppe?", scrivono i parlamentari ai giornalisti, un mondo capovolto nel quale le truppe pentastellate sono spaesate, in totale confusione: "Non ci resta che assistere, siamo all'oscuro di tutto", spiega un deputato. Ad aver fatto breccia nella vecchia guardia un passaggio in particolare del discorso di Conte: "La politica non si può fare con una telefonata ogni tanto". È la stessa critica che muoveva al garante Gianroberto Casaleggio nei momenti di scontro, lui impegnato in un fiume di telefonate, mediazioni, posizioni discusse e cesellate, l'altro che arrivava a cose fatte per disfare tutto in ragione di una suggestione del momento.

L'ex premier ha giocato bene le sue carte. La proposta di mettere ai voti lo Statuto, e dunque la sua idea di Movimento, di lasciar decidere la base e gli attivisti ha fatto breccia. "Serve una sintesi, serve un gesto di generosità", dice Federico D'Incà, ministro dei Rapporti con il Parlamento, "serve che chi ha costruito questa storia anche in fasi differenti, lavori insieme al progetto, dialogando senza esasperazioni". Il partito dei contiani al quale D'Incà è iscritto da tempo giudica la mossa del professore quella giusta. Stefano Patuanelli, solitamente parco di dichiarazioni abrasive, oggi alza il tiro contro il governo di cui fa parte: "La sospensione del cashback è un errore, l'ho detto e ripetuto ieri in cabina di regia. Mi auguro si possa tornare indietro su questa decisione", e a nessuno è sfuggito che l'intervento è a difesa di una misura tra le più caldeggiate dal futuro capo politico ai tempi del suo secondo governo. Mario Turco, da sempre braccio destro di Conte, continua a tessere la propria tela, il senatore tarantino ha l'appoggio della maggior parte dei colleghi di peso al Senato, dal capogruppo Ettore Licheri alla vicepresidente Paola Taverna, che si schiera apertamente: "Le sue parole sono chiare e guardano verso il futuro".

Anche alla Camera, dove la preoccupazione se non il dissenso nei confronti del criptico progetto contiano è più vasta, l'umore sembra cambiato. "Conte è il leader giusto per ripartire uniti", dice Francesco D'Uva, ex capogruppo e oggi questore, considerato vicino a Di Maio. A Montecitorio lavorano per una ricomposizione e per favorire il via libera al nuovo corso anche Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro e Lucia Azzolina, tre delle personalità più vicine all'ex premier.

La prudenza è massima in chi nei giorni scorsi ha mosso critiche e appunti nei confronti del professore, una difesa di Grillo tout court non si sente da nessuna parte. "La verità è che se mettiamo ai voti lo Statuto per Conte sarà un plebiscito", spiega un parlamentare. Ma più in generale la posizione di Grillo è uscita indebolita dallo scontro e anche tra i più perplessi la prudenza è la bussola che orienta le scelte in queste ore. Tra chi è più sensibile alle istanze del fondatore si annoverano Vincenzo Spadafora e Carla Ruocco, ma anche Davide Crippa e Danilo Toninelli, che al momento osservano senza sbilanciarsi.

Sui social è un trionfo per Conte. "Spero che la decisione di Conte ridia dignità prima di tutto a te. Fai un passo al lato", è il commento che ha ricevuto più consenso sotto l'ultimo post sulla pagina di Grillo, ma l'elenco potrebbe essere lungo. Il fondatore si arrovella nella sua villa in Toscana, sente sfuggire la sua presa carismatica sul Movimento. Di Conte non si fida più, troppo ha pesato la presa di distanze dopo il video sulla vicenda del figlio, troppo plateale il disimpegno dall'appuntamento all'ambasciata cinese che Grillo stesso aveva organizzato. "Beppe è l'uomo dei facili innamoramenti e degli altrettanto facili disamoramenti", racconta chi lo conosce bene. Vorrebbe scaricare il nuovo capo, ma i costi sarebbero salatissimi. L'unica difesa pubblica arriva da Nicola Morra, ormai un ex proprio per la decisione di Grillo di sostenere Draghi e non lasciare agibilità a chi si è espresso diversamente. Il cortocircuito è totale.

di Pietro Salvatori