di  Fulvio Abbate

C’era una volta Rockfeller, il corvo manipolato da un ventriloquo negato, giunto a noi dalle terre di Spagna, non il miliardario, sia chiaro, che, in verità, ortograficamente fa Rockefeller. La notizia epocale del giorno racconta ora l’arresto del suo “padroncino”, il ventriloquo, l’unico che si producesse muovendo palesemente la bocca, José Luis Moreno, arrestato per truffa in Spagna. Moreno, ventriloquo (negato), attore, cantante, conduttore, produttore di se stesso, è stato infatti fermato a Madrid, l’accusa accenna a “associazione a delinquere, frode, riciclaggio di denaro e sottrazione di beni”. Il mattatore, ora 74enne, è incappato di una operazione della polizia spagnola contro una “rete internazionale attiva nel riciclaggio di denaro”. Secondo gli inquirenti, dopo aver ottenuto fondi da istituti bancari e privati, Moreno e soci, fra questi alcuni suoi nipoti, avrebbero organizzato una truffa stimata intorno a 50 milioni di euro, attraverso un reticolo di società poco limpide. Si teme pure che parte del denaro riciclato giunga dal traffico di stupefacenti.

La battuta, sebbene greve, è d’obbligo: chissà se andrà in prigione portando con sé anche il pupazzo, il corvo Rockfeller, che negli anni 80, sotto gli auspici di Raffaella Carrà e Pippo Baudo, giunse sui nostri canali televisivi di prima scelta, fra molto altro, al Dopofestival di Sanremo del 1984, “Fantastico 5”, e ancora il Festival di Sanremo dell’anno successivo. E ancora la platea familiare di “Domenica In” e infine “Finalmente venerdì” su Canale 5. E c’è da annoverare anche un ellepì, “La pappa non mi va”, sempre accompagnato dal suo manipolatore.

Il successo c’è, al punto da produrre un merchandising parallelo tutto per sé; personalmente, di Rockfeller posseggo un orologio digitale, nonché alcuni fantocci a sua immagine e somiglianza, frac e cilindro, nel caso volessi produrmi anch’io nell’arte dei ventriloqui.

Di certo, il corvo, perfino a dispetto dei limiti dell’altro, doveva avere immenso magnetismo, così da incidere così tanto fin dentro i neuroni della memoria generazionale: sui baby boomer e scaglione successivo, nonostante la voce querula. L’altra sua cifra spettacolare era, sia detto in napoletano, d’essere “rattuso”: il nostro pupazzo c’è modo di ricordarlo mentre tenta un approccio sessuale pelvico con Amanda Lear. Rockfeller, sia chiaro, non il compunto, aspetto sovente funerario, Moreno.

Restando nella cronistoria dei fantocci televisivi parlanti, se Provolino, suo antecedente creato da Raffaele Pisu, nonostante l’intento provocatorio fissato già nel nome, non andava oltre quel “boccaccia mia statti zitta!”, Rockfeller era palesemente osceno, ributtante quasi. Eppure. Quanto al suo “principale”, si diceva che nella Spagna post-franchista, dunque in piena era socialista di Felipe González, aveva fatto faville, dunque l’Italia, presto craxiana, non poteva che ospitarlo.

Il moderato Renzo Arbore, benché discendente dell’anarchico Carlo Cafiero, mettendo da parte ogni ironia, anni addietro, intervistato su Raitre sul tema capitale dell’eleganza e dunque della qualità in televisione, non seppe fare a meno di dire che per lui “la vera assoluta volgarità” era rappresentata proprio dal corvo Rockfeller. Ciononostante, ricordo che a Roma in via Appia Nuova, sempre un tempo, la rosticceria “La Preistorica”, alle spalle della cassa, accanto al ritratto dei titolari e del Cristo Redentore, faceva penzolare una replica del fantoccio Rockfeller. Per dire di quanto fosse riuscito ad incarnarsi nel corpo popolare della società. E José Luis Moreno insieme a lui, nonostante coprisse la bocca con il microfono per non mostrare la totale imperizia di mestiere, d’essere appunto negato. Fino a non sapere più nulla di lui. Ma no, che dite mai, in Spagna lavora sempre tantissimo, per non dire in Sudamerica…, così garantì un’amica catalana. Fino a questa mattina: sfogliare le notizie, e scoprirlo in carcere. Un’era si chiude, e chissà come l’avrà presa, cosa avrà detto, dove sarà rimasto adesso il corvo?